Come sapere se puoi avere una forma grave di Covid-19
- Si conoscono i sintomi del Covid-19 ma non il decorso della malattia. Sarà grave?
- Questa è la domanda a cui i ricercatori californiani hanno voluto rispondere studiando la presenza di determinati anticorpi contro il virus.
- Gli scienziati hanno evidenziato che la presenza di anticorpi anti-Ep9 correlato alla presenza di altre patologie concomitanti, aumentano il rischio di sviluppare l’infezione in forma grave.
Si, ormai conosciamo i sintomi del Covid-19 e i potenziali danni all’apparato respiratorio (e non solo). Tuttavia, qualora dovessimo entrare in contatto con il virus, non sappiamo quale sarà il livello di malessere che ci attende.
Per prevedere il destino della malattia, i ricercatori californiani hanno collegato due elementi che possono rispondere a questo quesito.
Come prevedere il decorso della malattia?
Essere positivi al Covid-19 non è mai una bella notizia e sapete perché? Perché gli esiti sono sconosciuti, non si conosce il decorso clinico della malattia. Questo non può che generare ansia e preoccupazione. A maggior ragione se c’è la presenza di comorbidità (un’insieme di patologie concomitanti) che possono peggiorare la risposta all’infezione.
I ricercatori californiani hanno evidenziato come la presenza o meno di alcuni anticorpi possano peggiorare lo stato di gravità dell’infezione da SARS-CoV-2, specialmente della presenza di un anticorpo diretto contro il nucleocapside del coronavirus, e più precisamente contro una regione di 21 aminoacidi chiamata Ep9.
Gli scienziati hanno osservato che questo anticorpo era presente nel sangue di pazienti con una forma grave di Covid-19 che richiedeva l’ammissione alla terapia intensiva o all’intubazione.
Considerando la presenza o l’assenza di anticorpi Ep9 e la loro natura, gli scienziati sono stati in grado di stabilire la seguente classificazione:
Categoria 1: nessun anticorpo diretto contro il nucleocapside;
Categoria 2: presenza di IgM dirette contro il nucleocapside, ma non contro Ep9;
Categoria 3: IgG dirette contro il nucleocapside, ma non contro Ep9;
Categoria 4: IgG e IgM dirette contro Ep9;
Categoria 5: solo IgG contro Ep9.
Tra gli 85 pazienti osservati, gli scienziati hanno collegato la presenza di questo anticorpo rispetto alla gravità della malattia.
Risultato: ci sono forme 2,5 volte più gravi della malattia in quelli con anticorpi anti-Ep9 rispetto a quelli senza. I calcoli statistici hanno rivelato una robusta correlazione tra la presenza di anticorpi anti-Ep9 e un punteggio del fattore di rischio di malattia (DRFS).
Questo punteggio è uno strumento matematico che consente di stimare il rischio di forme gravi di una malattia in base alla presenza di comorbilità ed età. Combinato con la presenza di anticorpi, questo punteggio consente di anticipare la gravità della malattia con una certa efficienza.
Pertanto, il test ha previsto con una sensibilità del 92,3% e una specificità dell’80% la gravità della malattia nelle persone in possesso degli anticorpi e con un punteggio maggiore o uguale a 3.
Il test è stato dimostrato solo su un numero limitato di persone, quindi manca di robustezza. Inoltre, la maggior parte degli arruolati era di discendenza ispanica, quindi i risultati possono variare per altri gruppi etnici. Tuttavia, la ricerca di anticorpi anti-Ep9 in soggetti già a rischio di forme gravi per la presenza di comorbidità ne migliorerebbe la gestione e limiterebbe le manifestazioni più gravi di Covid-19.