Varicocele causa infertilità maschile? Come intervenire?
Il varicocele è una malattia che interessa il genere maschile. Può causare infertilità? La risposta in questo articolo.
Varicocele, cos’è?
Il varicocele è una patologia che interessa lo scroto in cui un gruppo di vene del testicolo si dilatano causando un’anormale inversione della circolazione sanguigna.
Il problema di questa malattia è l’assenza di una sintomatologia per cui la condizione si protrae per lungo tempo causando conseguenze importanti come l’infertilità per un maschio su tre.
Per una diagnosi mirata ci si può sottoporre ad una visita specialistica completata con l’ecografia testicolare e l’esame del liquido seminale, o spermiogramma, che serve a valutare le caratteristiche degli spermatozoi.
Perché il varicocele mette a rischio la capacità riproduttiva?
Il varicocele determina un aumento della temperatura e anche una riduzione dell’ossigenazione a livello locale. Il sangue circola male e il testicolo, che è costituito da tessuti molto sensibili, può così essere danneggiato anche in maniera permanente. Secondo altre teorie, invece, il reflusso di sangue porterebbe al testicolo sostanze nocive provenienti dal rene o dal surrene.
Molti uomini si accorgono di soffrire di varicocele proprio perché non riescono a concepire. I dati indicano che nella popolazione generale il varicocele insorge in 1 uomo su 5. Ma la frequenza sale a 1 su 3, se consideriamo i maschi con problemi di infertilità. Nei casi più seri, il centro di Niguarda, dedicato alle coppie con disturbi della fertilità, propone un percorso diagnostico e terapeutico specifico per migliorare la probabilità di avere una gravidanza.
Come bisogna intervenire?
Il cardine della terapia è l’interruzione del reflusso di sangue nelle vene spermatiche. Per attuarlo, esistono diverse possibilità. Da un lato, infatti, ci sono le tecniche chirurgiche, che prevedono la legatura delle vene spermatiche. In questo caso si pratica, in anestesia locale con una blanda sedazione, un’incisione a livello inguinale, scrotale o addominale e successivamente si chiudono i rami venosi dilatati.
Ci sono, poi, le tecniche radiologiche, eseguite dai radiologi interventisti, in cui le vene in questione vengono chiuse con sostanze sclerosanti (le stesse utilizzate per le varici venose) o ostruenti, in questi casi si parla di sclerotizzazione anterograda o scleroembolizzazione retrograda.
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