Variante indiana del coronavirus, Galli: “Preoccupa parecchio”
Massimo Galli, responsabile di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, ospite di Agorà, su Raitre, a proposito di variante indiana, ha affermato: «È un momento particolare e non ci sposo fare nulla se a tutto il resto si aggiungono le varianti. Non sappiamo molto sulla variante indiana, in quel Paese c’è stata una impennata molto forte della pandemia ma c’è anche una popolazione di 1,3 miliardi di abitanti. Evidentemente preoccupa parecchio dal punto di vista dell’evoluzione fenomeno, ma ci sono anche condizioni locali molto particolari».
Intanto, si è appreso che la variante indiana del coronavirus è presente in almeno 17 Paesi. Lo ha reso noto l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Il dato emerge dal database globale Gisaid, in cui si trovano 1.200 sequenze contenenti la variante. La maggior parte delle varianti è stata sequenziata in India; a seguire il Regno Unito, gli Stati Uniti e Singapore.
Per l’agenzia delle Nazioni Unite per la salute quella indiana è classificata come «variante di interesse». Ciò vuol dire che i suoi effetti, ovvero se sia più pericolosa in termini di contagiosità, letalità e resistenza ai vaccini, sono ancora in corso di valutazione. Tuttavia, i modelli preliminari sembrano indicare «un più alto tasso di crescita rispetto ad altre varianti in circolazione in India, segno di una possibile accresciuta trasmissibilità».
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