Vaccino AstraZeneca, ANSM conferma rischio “raro” di trombosi
L’Agenzia francese per i medicinali (ANSM) ha confermato venerdì 26 marzo l’esistenza di un rischio «raro» di trombosi atipica associata al vaccino Covid-19 di AstraZeneca, dopo il verificarsi di nuovi casi in Francia, tra cui due decessi, sottolineando che il rapporto rischio / beneficio l’equilibrio è rimasto «favorevole».
«Sono stati dichiarati nove casi di trombosi delle grandi vene, atipici per la loro localizzazione (principalmente cerebrale, ma anche digestiva), che possono essere associati a trombocitopenia (il numero di piastrine nel sangue) o disturbi della coagulazione», sei in più rispetto alla settimana precedente, indica l’ANSM nel suo ultimo aggiornamento sulla sorveglianza dei vaccini contro il Covid-19.
Tra questi casi, tra il 12 e il 18 marzo sono stati segnalati «due decessi», tra cui quello di uno studente di medicina di Nantes morto il 18 marzo diversi giorni dopo essere stato vaccinato, menzionato lunedì sera dall’ANSM in un comunicato e per il quale sono disponibili ulteriori analisi in corso, nell’ambito di un’indagine giudiziaria.
«La natura molto atipica di queste trombosi, i loro quadri clinici simili e il tempo omogeneo di insorgenza portano il comitato di monitoraggio a confermare la rarissima insorgenza di questo rischio trombotico nelle persone vaccinate con il vaccino AstraZeneca», ha spiegato l’agenzia sanitaria.
Questi casi si sono verificati «entro una mediana di 8,5 giorni dopo la vaccinazione in persone senza una storia particolare identificata fino ad oggi», ha aggiunto, specificando che sette pazienti avevano meno di 55 anni e due più di 55 anni.
Il vaccino sviluppato dal laboratorio svedese-britannico e dall’Università di Oxford è stato sospeso il 15 marzo da diversi paesi europei a seguito di segnalazioni di casi di coaguli di sangue, a volte fatali. La Francia ha revocato la sospensione venerdì, dopo un parere dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) che l’ha ritenuta «sicura ed efficace» e ha affermato che il suo rapporto rischi / benefici di fronte all’epidemia di Covid-19 era positivo.
L’autorità sanitaria, tuttavia, ha raccomandato che fosse riservato alle persone dai 55 anni in su perché fino ad allora i casi di trombosi venosa cerebrale erano stati osservati solo nei bambini sotto i 55 anni. L’EMA, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei Diritti, ha concluso che il vaccino non era associato a un aumento del rischio complessivo di coaguli di sangue ma che «un possibile legame con due forme molto rare di coaguli di sangue (coagulazione intravascolare disseminata (DIC) e trombosi del seno venoso cerebrale) associati a deficit di piastrine ( non poteva) essere escluso in questa fase».
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