Tumore di Wilms: è possibile riconoscerlo in tempo? I segni da non trascurare
Studiosi hanno ipotizzato che alcuni fattori genetici sono coinvolti nell’insorgenza del tumore di Wilms, o nefroblastoma, di origine embrionaria: spesso, la presenza di dolore – rilevabile anche durante una visita pediatrica di routine -, può essere uno dei segnali sospetti a cui fare attenzione per un intervento precoce.
I primi anni di vita sentinella?
Nei momenti dello sviluppo del linguaggio (0-36 mesi), dalla lallazione alla composizione di frasi verbali nel bambino, individuare il tumore maligno di Wilms può essere difficoltoso per la complicata differenziazione dei sintomi da altre patologie; tuttavia, un’informazione preventiva può indurre i familiari a contattare il proprio pediatra di fiducia tempestivamente.
Conoscere e osservare in pochi passi:
- Il tumore può coinvolgere uno o entrambi i reni (tipico nel 5% dei casi) di età inferiore ai 5 anni, sia in maschi che femmine.
- Il suo sviluppo avviene a partire da un nodulo non dolente.
- Accarezzare l’addome – anche durante il cambio del pannolino -, può rilevare la presenza di gonfiore e dolore addominale.
- Può essere presente sangue nell’urina causata da problemi genito-urinari.
- Fare attenzione alla manifestazione di sintomi quali: febbre, nausea e vomito, perdita di peso, mancanza di fame, aumento della pressione sanguigna.
Il percorso dalla diagnosi alla cura
In seguito all’incontro con il pediatra, sarà lui a fare una valutazione clinica e rimandare ad eventuali esami strumentali. Quali?
- Ecografia addominale, quale metodo non invasivo e indolore, che rende visibile i reni che possono essere interessati al tumore.
- TC (Tomografia computerizzata) o RM (risonanza magnetica) per presupporre la natura del tumore e l’ipotetica diffusione negli altri organi interni (come i polmoni).
Di rado vengono prescritti gli esami del sangue e delle urine in quanto spesso non si rilevano alterazioni utili alla diagnosi.
Nel caso di esito positivo, come trattamento di elezione viene consigliato quello chirurgico, l’asportazione del rene come cura, previa chemioterapia neoadiuvante (pre-operatoria) al fine di ridurre le dimensioni del tumore e facilitarne l’estrazione.
Solo in seguito sarà possibile valutare la stadiazione del tumore (da I a V) da cui dipenderà la prognosi e la chemioterapia adiuvante (post-operatoria) con relativi tempi e intensità dei cicli, accostata, in alcuni casi, a radioterapia.
Una nota della Società Internazionale di Oncologia Pediatrica (Siop) scoraggia i chirurghi nel proseguire con un’asportazione totale dei reni nel caso di patologia bilaterale, consigliando un approccio conservativo al fine di evitare recidive.
Nel caso di tumore monolaterale, il piccolo paziente può ritornare a condurre una vita qualitativamente buona: sopravvivere anche con un solo rene è possibile.
Nel caso di tumore bilaterale, che coinvolge entrambi i reni, ci si orienta verso la dialisi fino a quando non sarà ottenibile il trapianto di rene.
In ogni caso, a fare sperare sono gli alti tassi di sopravvivenza pari al 90%: orientarsi verso un Centro specializzato assicura una maggiore probabilità di successo nella cura.