Tumore alla prostata, un test delle urine per la diagnosi precoce: lo studio
Una prospettiva che potrebbe cambiare radicalmente l’approccio clinico al tumore alla prostata, rendendo la diagnosi più semplice, tempestiva e accessibile.
Il tumore alla prostata è oggi una delle principali sfide sanitarie a livello mondiale.
Si tratta del secondo tumore più diagnosticato tra gli uomini dopo quello ai polmoni, con oltre 1,4 milioni di nuovi casi registrati ogni anno, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. È anche la quinta causa di morte oncologica nella popolazione maschile, con circa 375.000 decessi annuali.

Incidenza maggiore nei Paesi ad alto reddito
L’incidenza della malattia varia notevolmente da una regione all’altra: i tassi più alti si registrano nei Paesi ad alto reddito, come Stati Uniti, Canada, Australia e gran parte dell’Europa occidentale. Questo dato è in parte attribuibile a una maggiore diffusione dei test di screening, come il dosaggio del PSA (antigene prostatico specifico), ma anche a fattori legati allo stile di vita, come dieta ricca di grassi, sedentarietà e invecchiamento della popolazione.
Tuttavia, il tumore alla prostata non è un’esclusiva dei Paesi sviluppati. Negli ultimi anni, infatti, si è assistito a un aumento dei casi anche in Asia, America Latina e Africa, dove spesso viene diagnosticato in fase avanzata per la scarsa accessibilità ai servizi di prevenzione e diagnosi precoce.
Colpisce soprattutto uomini sopra i 65 anni
A incidere sul rischio di sviluppare la malattia sono anche fattori genetici: avere un familiare stretto con un tumore alla prostata raddoppia o triplica il rischio. L’età rappresenta poi uno dei principali fattori di rischio: il tumore colpisce soprattutto uomini sopra i 65 anni.
L’importanza della diagnosi precoce
Nonostante la sua elevata incidenza, il tumore alla prostata ha una prognosi favorevole se diagnosticato precocemente. I tassi di sopravvivenza a cinque anni nei Paesi con sistemi sanitari efficienti superano il 90%, grazie all’adozione di strategie di sorveglianza attiva, terapie mirate e interventi chirurgici sempre meno invasivi.
La ricerca continua a fare passi avanti, soprattutto nell’identificazione di biomarcatori più precisi e nell’integrazione dell’intelligenza artificiale per migliorare le diagnosi. L’obiettivo è duplice: salvare più vite e ridurre i trattamenti non necessari che impattano sulla qualità della vita dei pazienti.
Leggi anche: Mal di primavera: le cause e i rimedi per affrontarlo al meglio
Il nuovo studio
Adesso un semplice test delle urine, eseguibile anche a casa, potrebbe rivoluzionare la diagnosi del tumore alla prostata. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Cancer Research, e riportato da TGCOM24, la nuova metodologia si è dimostrata più precisa dell’attuale esame del sangue, aprendo la strada a una diagnosi precoce e a trattamenti più efficaci per una delle principali cause di morte tra gli uomini.
Utilizzate intelligenza artificiale e analisi genetica
Alla base della scoperta c’è la combinazione tra intelligenza artificiale e analisi genetica, utilizzata da un team del Karolinska Institutet in Svezia. I ricercatori hanno analizzato l’attività genica di migliaia di cellule tumorali, creando modelli digitali del cancro alla prostata. Questi modelli sono stati studiati con algoritmi di IA per identificare proteine che potessero fungere da biomarcatori della malattia.
I biomarcatori selezionati sono stati poi cercati in quasi duemila campioni provenienti da tumori, sangue e urine. Proprio questi ultimi si sono rivelati i più affidabili, non solo nell’individuazione del tumore, ma anche nella determinazione della sua aggressività.
Esame non invasivo e indolore
“Esistono molti vantaggi nel misurare i biomarcatori nelle urine”, sottolinea Mikael Benson, coordinatore dello studio. “È un esame non invasivo e indolore, e il campione può essere analizzato con metodi di routine nei laboratori clinici. Nuovi biomarcatori più precisi possono portare a una diagnosi precoce e a prognosi migliori per gli uomini con cancro alla prostata. Inoltre possono ridurre il numero di biopsie alla prostata non necessarie negli uomini sani”, aggiunge il ricercatore.
Una prospettiva che potrebbe cambiare radicalmente l’approccio clinico al tumore alla prostata, rendendo la diagnosi più semplice, tempestiva e accessibile.