Tenosinovite, la sindrome delle mamme: cause, diagnosi e terapia
Il dolore al braccio che si intensifica con il movimento del pollice e del polso è un segnale piuttosto indicativo dell’insorgenza della tenosinovite di De Quervain.
La chiamano la sindrome delle mamme. Sì, perché prendere in braccio il proprio bambino o sostenerlo durante l’allattamento e il bagnetto è un’operazione che può mettere sotto stress i polsi delle mani.
Stiamo parlando della tenosinovite di De Quervain, ovvero l’infiammazione dei tendini del pollice e della mano.
Si tratta di una patologia che può essere causata da una lesione al tendine dell’estensore breve e del muscolo abduttore lungo del pollice.
Questa forma di tendinite, però, è spesso il risultato di movimenti ripetitivi, come sollevare borse pesanti e i bambini per metterli nei seggiolini.
Tali microtraumi ripetuti, infatti, coinvolgono la guaina tendinea e contribuiscono al gonfiore e allo stato irritativo infiammatorio.
Oltre alle donne con un bambino in grembo o già nato, la tenosinovite di De Quervain può interessare, più in generale, chi compie attività ripetute, come l’uso del mouse e della tastiera; chi fa sport che prevedono movimenti intensi (golf e tennis, ad esempio); chi soffre di patologie reumatiche.
La prevalenza della condizione, comunque, è più alta nelle donne rispetto agli uomini (1,3% contro 0,5%).
DIAGNOSI
La tenosinovite di De Quervain viene diagnosticata in relazione al dolore tipico, alla sua posizione e alla sensibilità del polso interessato.
A tal proposito, l’esame diagnostico più comunemente usato è il test di Finklestein: un operatore chiude il pollice del paziente nel pugno e poi piega il polso di scatto verso il mignolo. Questo movimento, infatti, causa un forte dolore e la diagnosi, poi, viene completata con un’ecografia.
TERAPIA
I trattamenti per la tenosinovite di de Quervain sono vari e combinati: riposo, ghiaccio sulla parte interessata, assunzione di farmaci anti-infiammatori e/o iniezioni di cortisone. Quest’ultima opzione è molto efficace ed è per questo che è considerata la terapia migliore (si ritorna alla normalità entro tre settimane da un’iniezione).
Solo in casi estremi si ritiene necessario ricorrere alla chirurgia per liberare la guaina che avvolge i tendini – una piccola incisione alla base del pollice per diminuire l’attrito che causa lo stato infiammatorio cronico – ed è solitamente riservata a chi soffre di un’infiammazione persistente dopo i fallimento di almeno un’iniezione di cortisone.
Tuttavia, per quanto concerne le mamme che allattano, si consiglia di non assumere farmaci antiinfiammatori e di chiedere al pediatra la possibilità di optare per altri medicinali.