Nuovo trattamento per il diabete di tipo 1, sostituisce le iniezioni di insulina
Una novità per il trattamento del diabete di tipo 1 arriva dai ricercatori americani che hanno sperimentato una un farmaco orale che aiuta a regolare la glicemia e ripristinare la funzione immunitaria.
Nuovo trattamento per il diabete di tipo uno: un farmaco orale
Il diabete di tipo 1 è stato sempre trattato con le iniezioni sottocutanee di insulina, un metodo ritenuto restrittivo dai ricercatori americani che hanno sviluppato un farmaco orale per regolare la glicemia e ripristinare la funzione immunitaria.
I pazienti affetti di diabete di tipo 1 convivono con una mancanza di produzione di insulina da parte del pancreas che li costringe per tutta la vita ad iniettarsi insulina più volte al giorno.
Per migliorare il trattamento del diabete di tipo 1 e renderlo più facile da gestire per i pazienti, gli scienziati della Yale University negli Stati Uniti hanno sviluppato un’alternativa più conveniente e meno invasiva. Questo è un farmaco orale che è stato testato sui topi e maiali con diabete di tipo 1 e reso resistente al succo gastrico presente nell’uomo tramite un trattamento a base di nanoparticelle costituite da acido ursodesossicolico.
Questo nuovo approccio “facilita il normale metabolismo e corregge i difetti immunitari a lungo termine”, ha affermato Tarek Fahmy, professore associato di ingegneria biomedica e immunobiologia, che ha guidato il lavoro. Per giungere a questa conclusione, i ricercatori hanno effettuato uno studio pubblicato sulla rivista scientifica ‘Nature’ il 6 ottobre.
Ripristinare la funzione immunitaria attraverso la pillola
Secondo i ricercatori, “l’acido ursodesossicolico polimerizzato ha ripristinato i livelli di glucosio nel sangue” negli animali affetti da questa malattia autoimmune. Hanno indicato nello studio che le nanoparticelle proteggevano l’insulina. Si ritiene inoltre che queste molecole aumentino l’assorbimento intestinale dell’insulina e si siano accumulate nel pancreas dei topi, il che aiuta a ripristinare la funzione immunitaria. “Nei topi, le nanoparticelle hanno anche invertito l’infiammazione, ripristinato le funzioni metaboliche e prolungato la sopravvivenza degli animali“, si legge nel lavoro.
“Sono ottimista sul fatto che questa tecnica verrà utilizzata per sviluppare soluzioni urgenti alle sfide attualmente difficili di autoimmunità, cancro, allergie e infezioni“, ha concluso Tarek Fahmy.
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