Sindrome dell’ovaio policistico: attenzione al peso delle bambine
L’ovaio policistico (PCOS) è una patologia che colpisce, a seconda delle etnie, il 5% – 20% della popolazione generale e nel caso di pazienti in sovrappeso o obese si può superare anche il 50%.
La PCOS è una complessa alterazione funzionale del sistema riproduttivo causata dall’aumento degli ormoni maschili e può portare all’alopecia androgenetica, all’irsutismo e a disturbi mestruali.
La PCOS provoca, quindi, importanti effetti sulla salute della donna di tipo estetico, metabolico e riproduttivo. È caratterizzata dall’ingrossamento delle ovaie, dalla presenza di cisti ovariche multiple e da alterazioni endocrinologiche e metaboliche (iperandrogenismo, resistenza all’insulina e conseguente iperinsulinemia).
“Data l’eterogeneità delle manifestazioni cliniche e le molteplici comorbilità spesso già presenti al momento della diagnosi di PCOS – ha spiegato Vincenzo Toscano, past president dell’Associazione Medici Endocrinologi (AME) – è fondamentale sensibilizzare i medici che potrebbero più facilmente venire a contatto con tali pazienti. I pediatri per primi possono individuare le bambine a maggior rischio di sviluppo di PCOS (per esempio per basso peso alla nascita, pubarca anticipato o prematuro, ipertricosi pre-puberale, obesità infantile) e possono promuovere un adeguato stile di vita, con particolare attenzione alla dieta, all’attività fisica aerobica e al mantenimento di un normale peso corporeo“.
“Altrettanto importanti – ha continuato Toscano – sono medici di base, ginecologi, dermatologi e gli stessi endocrinologi, che devono essere in grado di diagnosticare correttamente la sindrome, escludendo altre patologie interferenti, piu’ rare ma a volte anche piu’ gravi, e intervenire adeguatamente, tenendo conto sia delle richieste della paziente sia del trattamento degli altri aspetti che potrebbero influire sul rischio globale a medio e lungo termine“.