Sindrome dell’intestino corto: cos’è, sintomi, cause, trattamento
La sindrome dell’intestino corto è una condizione che si contraddistingue per la presenza di un intestino tenue funzionante di lunghezza inferiore ai 200 centimetri. Nelle prossime righe, vediamo da cosa è causata, come si manifesta e i migliori consigli per trattarla.
Sindrome dell’intestino corto: di cosa si tratta?
La sindrome dell’intestino corto, come poco fa ricordato, riguarda le persone che hanno un intestino tenue più breve del normale. Tra i fattori che la determinano è possibile citare gli interventi di asportazione chirurgica (p.e. nel caso del morbo di Chron), ma anche i difetti congeniti.
Sintomi
Come si manifesta la sindrome dell’intestino corto? Il sintomo principale di questa condizione è l’insorgenza di diarrea. Da non dimenticare è anche il malassorbimento intestinale. La maggior parte del processo di digestione, avviene infatti nell’intestino tenue, che normalmente ha una lunghezza di circa 4 metri.
I problemi si verificano soprattutto nei frangenti in cui, per ragioni chirurgiche, viene asportata l’estremità dell’ileo. In tali situazioni, tra le conseguenze è possibile citare il cattivo assorbimento della vitamina B12 E degli acidi biliari. Il malassorbimento è la principale causa del sintomo sopra citato, ossia la diarrea.
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Trattamento
La sindrome dell’intestino corto può essere trattata in due modi. Il primo è la nutrizione parenterale totale. Di cosa si tratta? Della somministrazione, tramite via endovenosa, di fluidi caratterizzati dalla presenza di tutti i nutrienti necessari al sostentamento del corpo umano. Man mano che passa il tempo, il paziente può passare all’assunzione di alimenti fluidi per via orale.
Un’ulteriore alternativa per il trattamento della sindrome dell’intestino corto riguarda il ricorso a farmaci antidiarroici o a inibitori di pompa protonica. Per quanto riguarda invece la dieta, è il caso di ricordare l’importanza di assumere cibi facili da digerire, caratterizzati da un basso contenuto di fibre e di grassi. Fondamentale è anche fare attenzione all’apporto di carboidrati complessi.
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