Si può guarire dal tumore alla vescica?
I passi in avanti degli ultimi anni si possono definire epocali.
Di tumore alla vescica si può guarire? Da diversi anni a questa parte, sono sempre di più le persone che si fanno questa domanda. Per fortuna, è il caso di dire, dal momento che si tratta della quinta neoplasia più diffusa a livello nazionale. La buona notizia è che sì, si può guarire. Negli ultimi anni, infatti, i progressi della scienza sono stati sorprendenti.
Scopriamo, nelle prossime righe, quali sono stati i più importanti. Come sempre, ti invitiamo, nel caso in cui dovessero insorgere dei dubbi sulla tua salute, a contattare tempestivamente il medico curante.
Tumore alla vescica: le strategie per aumentare la sopravvivenza
Quando ci si chiede se si può guarire dal tumore alla vescica e si chiamano in causa le nuove frontiere della scienza, un doveroso cenno deve essere dedicato all’immunoterapia. Come ricordato dagli esperti della Fondazione Veronesi, l’approccio in questione rappresenta una realtà per i pazienti affetti da melanoma, un altro tumore estremamente aggressivo.
Per quello che, dopo la prostata, è il secondo tumore urologico più diffuso in assoluto in Italia e non solo, le speranze di arrivare presto a utilizzarlo sono più che concrete (e riconosciute dalla scienza, come dimostra il caso del Premio Nobel per la Medicina del 2018).
Quest’ultimo è andato a due studi che proprio sull’immunoterapia si sono concentrati. Si tratta di lavori che hanno decretato l’efficacia e la tollerabilità di due celebri farmaci legati all’immunoterapia, ossia atezolizumab e avelumab, in combinazione con la chemio. L’approccio appena descritto è stato adottato su pazienti affetti da tumore alla vescica metastatico.
Questi traguardi scientifici rappresentano un punto di arrivo di grande importanza per un tumore che, rispetto ad altre neoplasie, è stato interessato da meno passi avanti della ricerca. Per lungo tempo, infatti, nelle forme non fatali la chemioterapia è stata la scelta di riferimento.
La strada terapeutica in questione prevede, quasi sempre, la somministrazione di un farmaco a base di platino, al quale si possono associare altri medicinali. Nella maggior parte delle situazioni, a fronte di questa opzione si ha a che fare con una remissione duratura della neoplasia in un paziente su dieci.
Si tratta del motivo per cui, in media, i tassi di sopravvivenza dei pazienti coinvolti nella diagnosi, quasi sempre uomini, sono sostanzialmente equilibrati.
I vantaggi del mix tra chemio e immunoterapia
I risultati raggiunti con la sola chemioterapia non hanno soddisfatto gli esperti che, come ricordato nelle righe precedenti, si stanno concentrando sempre di più sull’immunoterapia o, per essere precisi, sulla sua associazione con la chemioterapia.
Entrando nel dettaglio dei risultati raggiunti, facciamo presente che, secondo studi recenti, il mix tra immunoterapia e chemioterapia riesce a concretizzare un rallentamento della progressione della neoplasia fino a otto mesi.
Gli studiosi sono ottimisti. A breve, il trattamento che mixa i due approcci sopra menzionati potrebbe diventare disponibile su larga scala anche per i pazienti con uno stadio del tumore in stato avanzato e per quelli che, invece, affrontano una recidiva a seguito dell’asportazione completa della neoplasia.