Pane nero al carbone vegetale, cos’è, ingredienti e benefici
Negli ultimi anni si è sentito parlare parecchio di un particolare tipo di pane a base di carbone vegetale. Dal tipico colore nero, questo prodotto sembra avere molti benefici, ma è davvero così? Continuate a leggere per scoprirlo.
Pane nero al carbone vegetale: cos’è?
Il pane nero al carbone vegetale si è rapidamente diffuso nelle tavole di ristoranti e pub. Questo incredibile successo è dovuto principalmente ai benefici per la salute che vengono attribuiti all’ingrediente principale.
La preparazione e il sapore del prodotto finale non cambiano di molto rispetto al pane tradizionale. Vengono difatti utilizzati la farina di tipo 0, l’acqua, il lievito di birra, il sale e l’olio.
L’unica differenza consiste nell’aggiunta del carbone attivo vegetale che sembrerebbe essere un ottimo alleato contro il gonfiore di stomaco, l’acidità e l’eccesso di gas intestinali (causa di meteorismo e flatulenza).
Il carbone vegetale si ottiene dalla combustione ad alte temperature di differenti tipologie di legno o di noccioli secchi di frutta, in un ambiente con poco ossigeno che ne permette la cottura senza fiamma.
Quindi, grazie al carbone ottenuto, viene prodotta una polvere inodore e insapore utilizzata poi come elemento principale di diversi integratori alimentari e come ingrediente caratteristico nei prodotti da forno.
Ma il suo utilizzo comporta davvero questi benefici?
Il carbone attivo vegetale è conosciuto per le sue capacità assorbenti, che permettono di ridurre i liquidi, i batteri, i gas e le tossine a livello gastrointestinale.
Per ottenere questi benefici, occorre assumermene circa 1-2 grammi al giorno, mentre nella preparazione dei prodotti da forno a base di carbone vegetale ne vengono usati dai 10 ai 15 grammi. Però, il Ministero della Salute chiarisce che esso può essere utilizzato sia come colorante alimentare sia come sostanza attiva e per questo motivo è consentito il suo uso nel pane, sia esso preconfezionato che sfuso, in quantità limitatissime.
A tali condizioni non si manifesterebbero quei benefici di cui si è parlato in precedenza.
Inoltre, non è possibile etichettare come “pane” un prodotto che contiene tale elemento né specificare le sue proprietà e i suoi presunti effetti durante la commercializzazione dello stesso.
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