Ora sappiamo qualcosa in più sull’emicrania
Nell’aprile scorso i ricercatori della Clermont Auvergne University, dell’Inserm, della Paris Descartes University e della Côte d’Azur University hanno pubblicato uno studio sull’origine del mal di testa e delle emicranie, un che male colpisce oltre 7 milioni di italiani.
Nelle loro conclusioni gli studiosi hanno suggerito che “l’identificazione dei recettori coinvolti nella rilevazione di messaggi del dolore potrebbe costituire un nuovo obiettivo di ricerca per il trattamento del mal di testa e, in particolare, per l’emicrania“, evidenziandone il carattere “ereditario“.
Oggi sappiamo qualcosa in più sui meccanismi che stanno dietro all’emicrania. Secondo un documento dell’Inserm, una proteina la cui disfunzione provoca attacchi di emicrania è stata identificata dagli scienziati.
Questa scoperta, pubblicata sulla rivista Neuron luned scorso, è una nuova linea di ricerca per lo sviluppo di un farmaco contro l’emicrania. Un brevetto è stato depositato e i primi test sui topi dovrebbero cominciare all’inizio del 2019.
La settima patologia più debilitantea
Il 15% della popolazione adulta nel mondo è affetta da emicrania. In grado di inchiodarti a letto, si manifesta in attacchi che possono durare da ore a giorni. È aggravato dalla luce, dallo sforzo e qualche volta causa nausea e vomito.
Secondo uno studio del 2010 condotto dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), l’emicrania è la settima patologia più debilitante al mondo.
Esistono vari farmaci per l’emicrania (DHE, metisergide, pizotifene, flunarizina …) ma alcuni sono in realtà progettati per altri obiettivi, come gli antiepilettici (topiramato), alcuni beta-bloccanti (propranololo, metoprololo … ), gli antidepressivi (amitriptilina) o gli anti-serotoninergici (ossetone).