Ninfomania o ipersessualità: come convivere con questo disturbo

Il primo passo da fare è quello di consultare un medico o uno psicologo specializzato per una valutazione e un percorso di trattamento adeguato.

La ninfomania è un termine storico usato per descrivere un desiderio sessuale eccessivo nelle donne. Oggi, nella comunità medica, questo concetto è considerato obsoleto e viene invece classificato come parte del disturbo da comportamento sessuale compulsivo o ipersessualità, che può colpire sia uomini che donne.

Cause e sintomi

La ninfomania (o ipersessualità) può avere diverse cause, tra cui: squilibri neurochimici nel cervello (dopamina, serotonina); disturbi psicologici (ansia, depressione, disturbo ossessivo-compulsivo); traumi o abusi passati; fattori genetici e ambientali.

I sintomi possono includere: pensieri sessuali intrusivi e incontrollabili; difficoltà a gestire il proprio comportamento sessuale; senso di colpa, vergogna o ansia dopo l’atto sessuale; impatto negativo sulle relazioni personali e professionali.

Una vera e propria patologia

Il termine “ninfomania” spesso è usato in modo dispregiativo. “Si tratta tuttavia di una vera e propria patologia”, spiega in una lunga intervista a Futura Sciences Milène Leroy, sessuologa di Clermont-Ferrand, che illustra come si manifesta questo disturbo: “La ninfomania si esprime attraverso cicli: ossessione, ritualizzazione, recitazione sessuale e disperazione. All’inizio, la donna interessata sarà letteralmente invasa dai suoi pensieri sessuali. In genere sperimenta difficoltà molto più profonde che portano questo argomento a prendere il sopravvento sulla sua psiche (bassa autostima, insicurezza emotiva, depressione , ecc.) e il sesso diventa uno sfogo e le dà la sensazione di esistere.

In una seconda fase, mette in atto una strategia, sia fisica che psicologica, per raggiungere i suoi obiettivi.

In terzo luogo, agire consente di alleviare la tensione generale, cancellando per un momento le cause iniziali della sofferenza. Infine, emergono i concetti di colpa, vergogna, disgusto, creando un sentimento ricorrente di insoddisfazione”.

L’ansia sottesa al disturbo

Secondo Leroy “nella patologia c’è un’idea di ansia, di dipendenza dall’atto sessuale … La libido forte, da parte sua, è il fatto di abitare il proprio corpo con gioia e intensità. Il desiderio sessuale, quando viene vissuto con l’idea di condivisione, di appagamento (personale e/o di coppia), di scoperta, di controllabilità… sarà fonte di potenziale ricerca di partner desiderosi quanto noi.

Per differenziare le due cose, bisognerebbe chiedersi: “La sessualità è per te un’ossessione?”. “Il rapporto sessuale è una risposta a uno stato di ansia, depressione, rabbia…?”. “La frequenza e l’intensità dei rapporti sessuali non ti soddisfano ancora?”.

La carenza emotiva

Quali sono le cause “fisiche” della ipersessualità? La specialista spiega ancora: “Si stima che la maggior parte delle persone affette da ipersessualità (si parla di satiriasi per gli uomini, ndr) potrebbe soffrire di disturbo ossessivo compulsivo, iperconcentrazione ormonale, disfunzione cerebrale, disturbo bipolare, ecc. È chiaro, in ogni caso, che spesso si verifica una forte carenza emotiva, e la sessualità diventa un rifugio per colmare questa lacuna”.

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Consigli medici per convivere con questo disturbo

Se una persona ritiene di avere un comportamento sessuale compulsivo che interferisce con la sua vita quotidiana, è importante cercare supporto medico e psicologico. Ecco alcune strategie: terapia psicologica (la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) aiuta a riconoscere e modificare i modelli di pensiero disfunzionali); la terapia di gruppo, come quella per la dipendenza sessuale può offrire supporto e condivisione con altre persone che affrontano lo stesso problema; farmaci (in alcuni casi, i medici possono prescrivere farmaci come inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI) per ridurre gli impulsi sessuali, stabilizzatori dell’umore o antiandrogeni in situazioni specifiche.

Si può ricorrere poi alle strategie comportamentali: evitare i trigger, come siti web o situazioni che scatenano impulsi eccessivi; praticare tecniche di consapevolezza e meditazione per gestire l’ansia e il controllo degli impulsi; costruire una routine sana con attività che riducano il tempo dedicato ai pensieri ossessivi (sport, hobby, socializzazione); parlare con amici o familiari di fiducia che possono aiutare a ridurre la sensazione di isolamento; frequentare gruppi di auto-aiuto che offrono un ambiente sicuro per il confronto.

Il primo passo da fare è quello di consultare un medico o uno psicologo specializzato per una valutazione e un percorso di trattamento adeguato.

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