Moussa Sangare e il raptus omicida, i campanelli d’allarme dei disturbi mentali

Disoccupato, con il sogno di diventare rapper, consumatore di Lsd e altre sostanze stupefacenti, Sangare era in una situazione di disagio sociale. Se c'è anche disagio psichico dovrà accertarlo una eventuale perizia. Ma esistono campanelli d'allarme del disturbo psichiatrico?

“Ho avuto un raptus improvviso. Non so spiegare perché sia successo: l’ho vista e l’ho uccisa”.

E’ l’agghiacciante confessione resa agli inquirenti da Moussa Sangare, il 31enne che nella notte tra il 29 e il 30 luglio scorso ha ucciso Sharon Verzeni a Terno d’Isola, nella Bergamasca.

Sangare non conosceva Sharon, l’aggressione sarebbe avvenuta dunque senza un apparente motivo o movente.

Il disagio sociale

Disoccupato, con il sogno di diventare rapper, consumatore di Lsd e altre sostanze stupefacenti, Sangare era in una situazione di disagio sociale senza dubbio.

Viveva abusivamente in una stanza senza elettricità tra cumuli di rifiuti.

Se c’è anche disagio psichico dovrà accertarlo una eventuale perizia che probabilmente verrà richiesta dal suo avvocato, che ha definito “senza senso” l’atto del giovane.

Sangare nel luglio 2023 aveva dato fuoco alla cucina dell’appartamento in cui abitava insieme alla madre e alla sorella. In diverse occasioni le aveva aggredite. Era stato denunciato alla Procura tre volte, l’ultima a maggio per l’ipotesi di maltrattamenti familiari. Ma le richieste della famiglia, compresa quella di un Tso, sarebbero cadute nel vuoto.

Il disagio psichico e il parere della Società Italiana di Psichiatria

Ora ci si chiede se l’uomo soffra di una qualche patologia psichiatrica che se ‘intercettata’ in tempo, e curata, nei limiti del possibile, avrebbe potuto evitare la tragedia. La violenza, d’altra parte, non è mai del tutto immotivata.

La Sip, Società Italiana di Psichiatria, ha avvertito contro il rischio di sminuire e semplificare quanto accaduto, sottolineando l’importanza di un’analisi accurata e contestualizzata.

La presidente Sip, Liliana Dell’Osso, ha chiarito che è ancora troppo presto per formulare una diagnosi definitiva.

No ai pregiudizi

Dell’Osso ha affermato: “E’ fondamentale non emettere giudizi affrettati basati solo su apparente evidenza”. E ancora: “Dobbiamo considerare il contesto ambientale e umano dell’individuo, senza cadere nella trappola di ridurre l’atto a una mera questione di disturbi mentali”.

D’altra parte, come sottolineato più volte da diversi psichiatri, la malattia mentale raramente esordisce con comportamenti omicidi.

Per La Sip, bollare già Sangare come affetto da disturbo psichiatrico, è un atteggiamento sbagliato.

Rassicura tutti considerare “pazzo” qualcuno che ha commesso un gesto del genere, come se fosse altro da noi, qualcuno che è diverso dalla società cosiddetta “normale”. Tuttavia simili constatazioni alimentano pregiudizi infondati circa i pazienti psichiatrici, impedendo nel contempo una comprensione completa di motivazioni e dinamiche che hanno portato all’atto criminale. “La malattia mentale – ha concluso Dell’Osso – non deve essere vista come una linea di demarcazione rassicurante che allontana il pubblico dalla realtà dell’evento”.

I campanelli d’allarme

I disturbi mentali, tra i quali i più gravi, come la schizofrenia, di rado si manifestano improvvisamente in maniera conclamata.

La famiglia, gli insegnanti, gli amici della persona che ne è affetta, possono notare che qualcosa non va, accorgersi di quelli che sono definibili campanelli d’allarme rispetto ai quali esiste una vasta letteratura scientifica. Eccone alcuni: apatia; isolamento sociale; perdita di interesse da parte del soggetto verso quanto lo circonda; calo insolito delle prestazioni a scuola, a lavoro, nell’attività sportiva; difficoltà nel concentrasi; problemi di memoria; aumento della sensibilità agli stimoli esterni come suoni, odori, colori; pensieri illogici o comportamenti insoliti; paura; nervosismo; sospettosità; alterazioni dell’appetito e del sonno; riduzione della cura e dell’igiene personale; sbalzi d’umore.

Questi sintomi non sono sufficienti per formulare una diagnosi di malattia mentale, ma se si manifestano contemporaneamente ed influiscono negativamente sulla vita di chi ne è affetto, si consiglia di rivolgersi ad uno specialista.

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