Lombalgia cronica, quali sono le cause? e i rimedi?
- Si parla di lombalgia cronica quando il ‘mal di schiena’ perdura per almeno 3-6 mesi.
- Le cause possono essere di tipo anatomico e funzionale.
- Porre rimedio vuol dire affidare ad un’equipe multidisciplinare con fiducia.
Un quadro clinico di lombalgia cronica colpisce il 4% della popolazione ed è motivo di ansia per l’invalidità che può generare.
Lombalgia cronica: quando un ‘mal di schiena’ diventa invalidante
Non è il classico mal di schiena, ovvero, tutto ha inizio da una lombalgia acuta, un dolore di varia intensità che si manifesta nella parte inferiore della colonna vertebrale (rachide) che nel 5% dei casi evolve in lombalgia cronica.
Si parla di una condizione di cronicità quando il dolore alla schiena perdura per un periodo di almeno 3-6 mesi senza che ci sia sollievo alcuno.
Le complicazioni, in questi casi, vanno ad interferire con la vita lavorativa, sociale e psicologica: lo stato d’ansia causato dal dolore intenso può prendere il sopravvento.
Ci si può percepire come ‘malati’, auto-etichettarsi come tali, come degli inabili. Premettendo che le etichette non fanno altro che ‘incasellarci’ in un quadro rigido e senza via di fuga, l’inabilità ed il dolore sono di certo presenti.
Le cause della lombalgia cronica possono essere di tipo anatomico o funzionale come una postura scorretta, un’eccessiva tensione in conseguenza di attività fisiche ‘impegnative’, infortuni muscolari mai guariti del tutto, ernie del disco, etc.
Come porre rimedio: l’approccio multidisciplinare
Di certo, il rimedio può essere suggerito dallo specialista che farà le opportune indagini, la più efficace è la risonanza magnetica (RM). In alcuni casi questa potrebbe non essere esaustiva e richiede ulteriori approfondimenti quali radiografie (RX), tomografie computerizzate (TC) o elettromiografia (EMG), ecc.
La lombalgia cronica – come abbiamo accennato – ha dei risvolti sia a livello fisico, psicologico e sociale, uno stato che va a rafforzare quella sensazione di essere malato.
Questo malessere invalidante richiede infatti un approccio multidisciplinare, differenti figure devono cooperare tra loro affinché il paziente possa raggiungere una qualità di vita superiore.
Il trattamento iniziale è di tipo farmacologico (per il controllo della sintomatologia) e conservativo (come massaggi e manipolazioni), una rieducazione motoria potrebbe essere indicata e apportare ulteriori benefici.
Se la terapia conservativa fallisce allora si penserà ad un trattamento chirurgico.