Leucemia mieloide acuta: ci sono cure? e quali?
Leucemia mieloide acuta: ci sono cure? e quali?
La leucemia mieloide acuta, la patologia contro la quale ha combattuto per tre anni Siniša Mihajlović, come si cura? In questo articolo, risponderemo a questa domanda. Dal momento che i nostri non sono contenuti di natura medica, ti invitiamo, nel caso in cui dovessero sorgere dubbi sulla tua condizione di salute, a contattare tempestivamente uno specialista.
Come si tratta la leucemia mieloide acuta?
La leucemia mieloide acuta prevede trattamenti che variano a seconda dello stadio della patologia. Contano tanto anche l’età del paziente e le sue condizioni fisiche. Nei casi in cui, per esempio, le cellule tumorali raggiungono il cervello, si può optare per una chemioterapia sistemica. Tra le modalità di somministrazione dei farmaci, è possibile includere la via intratecale.
Un doveroso cenno va dedicato anche all’approccio che viene adottato in caso di malattia in remissione. In questo frangente, non è possibile inquadrare una strada univoca. Sono infatti tanti e diversi tra loro i fattori in gioco. La scelta terapeutica da adottare dipende infatti da aspetti come la reazione del paziente alla terapia di induzione e, chiaramente, dalle sue condizioni.
In linea generale, nella situazione in cui la leucemia mieloide acuta è in stato di remissione si può optare sia per la chemioterapia sistemica, sia per il trapianto di midollo osseo. Si parla di trapianto di midollo osseo allogenico, ossia da parte di un donatore.
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Un’altra opzione sulla quale è importante soffermarsi è quella della leucemia mieloide acuta di cui non si riesce a ottenere una remissione completa. In questo caso, si utilizza il termine tecnico “malattia refrattaria”. Come ci si muove in questi frangenti? Gli oncologi prendono in considerazione due strade. La prima prevede il ricorso alla chemioterapia sistemica ma con l’utilizzo di farmaci diversi da quelli impiegati nel corso della terapia precedente. Un’ulteriore alternativa – ovviamente la scelta spetta solamente al medico curante – è il trapianto di cellule staminali. Lo schema appena rammentato può essere applicato anche in caso di malattia recidivante.
La terapia di induzione
Nelle righe precedenti, abbiamo fatto cenno alla terapia di induzione. Quella base, nota anche come 7+3, prevede 7 giorni all’insegna dell’infusione endovenosa di citarabina, farmaco antineoplastico che appartiene alla classe degli antimetaboliti. Quando lo si chiama in causa, è necessario citare il suo esercitare un’azione citotossica sulle cellule tumorali.
Una volta trascorso questo lasso di tempo, prende il via un periodo di tre giorni durante il quale i medici somministrano, sempre per via endovenosa, daunorubicina o idarubicin. Quando si parla della terapia di induzione nei pazienti con leucemia mieloide acuta, è il caso di ricordare che, nella maggior parte dei casi, è possibile apprezzare un livello di mielosoppressione notevole. Ciò significa che il paziente ha a che fare con una riduzione della produzione di cellule del sangue da parte del midollo osseo, esito che è incluso tra i principali effetti collaterali dei trattamenti chemioterapici. La mielosoppressione può essere associata a episodi di sanguinamento e all’insorgenza di infezioni.
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