Iponatriemia, quando anche bere troppa acqua può far male
Il rischio di disidratazione è noto. Quando fa caldo, dobbiamo bere prima di avere sete. Tuttavia, in alcune persone, bere troppa acqua può innescare l’iponatriemia, diminuzione della concentrazione di sale nel sangue.
L’iponatriemia deriva o da un eccesso di acqua in relazione all’assunzione di sale (sodio) o da una perdita eccessiva di sale in relazione alla perdita di acqua.
Chi è a rischio di iponatriemia?
- Gli anziani: sudano meno e hanno difficoltà a compensare l’eccessiva assunzione di acqua attraverso la sudorazione;
- Persone affette da malattie croniche: insufficienza renale, insufficienza cardiaca, insufficienza epatica, insufficienza respiratoria, tumori;
- Persone in trattamento: alcuni farmaci possono favorire l’iponatriemia (diuretici, neurolettici, antidepressivi).
Quali sono i segnali di pericolo?
I sintomi dell’iponatriemia sono i seguenti: grave affaticamento, nausea, vomito, russare. Nei pazienti con insufficienza cardiaca ed epatica può verificarsi l’edema. Nei casi più gravi di iponatriemia si possono osservare letargia, stato confusionale, persino convulsioni o coma.
Per diagnosticare l’iponatriemia, è necessario eseguire un esame del sangue e misurare il livello di sodio nel sangue (natriemia).
Quali sono le raccomandazioni per evitare l’iponatriemia?
Le raccomandazioni riguardano principalmente le popolazioni a rischio. I corpi delle persone sane sono normalmente in grado di gestire l’acqua in eccesso attraverso la sudorazione o l’urina.
Le persone a rischio non dovrebbero bere troppo: non più di 1,5 litri al giorno. Il cibo fornisce anche acqua. I pasti dovrebbero rimanere vari e normalmente salati. In caso di forte calore, si consiglia di bagnare regolarmente la pelle delle persone e di posizionarle vicino ad un ventilatore per favorire una sudorazione artificiale. Infine, dovremmo ovviamente evitare di uscire tra mezzogiorno e le 16 nelle giornate più calde.
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