Impronte digitali: cosa sono, come si classificano, curiosità
Tra le tante curiosità relative al corpo umano, tra le più interessanti troviamo senza dubbio quelle relative alle impronte digitali, la cui esistenza è nota fin dai tempi dei Babilonesi. Se vuoi sapere cosa sono e come vengono classificate, non ti resta che seguirci nelle prossime righe.
Cosa sono le impronte digitali?
Quando si parla di impronte digitali, si inquadra il segno che viene lasciato dai polpastrelli delle nostre dita sulle superfici con le quali veniamo in contatto. Per essere precisi, bisognerebbe dire che le impronte digitali altro non sono che la traccia lasciata dai dermatoglifi.
Quando li si nomina, si inquadra l’insieme delle creste e dei solchi cutanei presenti sulle dita umane. L’esistenza dei dermatoglifi è nota da tempo. Solo nel corso del XVII secolo, però, è cresciuto l’interesse scientifico nei loro confronti. Fondamentale a tal proposito si è rivelata l’opera di pionieri dell’anatomia, come per esempio Marcello Malpighi.
Anche se i dermatoglifi sono presenti anche sulle dita e sulle piante dei piedi, sono convenzionalmente quelli delle dita delle mani ad essere utilizzati a fini di identificazione. Detto questo, vediamo assieme come vengono classificate le impronte digitali.
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Classificazione delle impronte digitali
Quando si parla di impronte digitali, è necessario chiamare in causa una classificazione degli schemi che vengono formati dalle creste e dai solchi che compongono i dermatoglifi.
Nello specifico, si può parlare di aree diverse contraddistinte dalla presenza di linee definite. Ecco quali sono:
- Zona basale: area localizzata tra la linea che separa la seconda falange dal polpastrello.
- Zona marginale: in questo caso, si ha a che fare con un’area caratterizzate da linee che circondano il polpastrello in tre diverse zone, ossia quella apicale, quella ulnare e quella radiale.
- Zona centrale, ossia il nucleo della singola impronta digitale.
Un’altra classificazione degna di nota è quella che considera le impronte sulla base della loro chiarezza. Si parla quindi di impronte:
- Visibili.
- Modellate (in questo caso, al centro dell’attenzione c’è il contatto tra il polpastrello e una superficie malleabile).
- Latenti, ossia frutto dell’emissione, da parte dei pori della pelle, di una sostanza a base di acqua, sebo, acidi e calcio. La loro rilevazione è subordinata alla creazione, tramite una speciale polvere di alluminio, di un contrasto tra le linee dell’impronta e la superficie.
Da cosa sono composte le impronte digitali?
Quando si guarda un’impronta digitale – essenziale è sottolineare che per rilevarle si possono utilizzare quasi 30 tecniche diverse – è naturale chiedersi da cosa siano composte. La risposta a questa domanda chiama in causa numerose sostanze. Tra queste troviamo quelle secrete naturalmente dalla nostra pelle, così come le sostanze con le quali siamo venuti in contatto.
Per rendersi conto di quanto le nostre impronte rivelino della nostra vita ricordiamo i risultati di una ricerca della Cornell University, grazie alla quale è stato possibile scoprire che, tramite l’analisi delle impronte digitali lasciate sullo smartphone, è possibile capire se il possessore del device assume droghe.
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