Focolaio di Shigellosi in Europa, di cosa si tratta?
Dal mese di settembre 2022 in dieci Paesi dell’Unione Europea/Spazio economico europeo, nel Regno Unito e negli Stati Uniti è stato segnalato un aumento del numero di casi di Shigellosi, causati principalmente da Shigella sonnei, tra i viaggiatori di ritorno da Capo Verde.
Una epidemia che si è evoluta rapidamente durante i mesi di novembre e dicembre 2022. Lo ha reso noto il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), sottolineando che le infezioni confermate da Shigella sonnei sono 221, mentre sono 37 i casi sospetti.
L’Italia non figura nell’elenco dei Paesi in cui, al 16 febbraio, sono stati registrati casi di Shigellosi. Della lista fanno, invece, parte Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Olanda, Norvegia, Portogallo e Svezia, per un totale di 159 casi (122 confermati e 37 sospetti). Sono 95 i casi confermati nel Regno Unito, quattro quelli negli Stati Uniti.
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Cos’è la shigellosi
La Shigellosi è un’infezione gastrointestinale causata da una delle quattro specie di batteri Shigella: Shigella sonnei, S. flexneri, S. boydii e S. Dysenteriae. La modalità più probabile di trasmissione è attraverso il cibo, ma può avvenire anche da persona a persona, attraverso oggetti che sono stati a contatto con le feci.
Lavarsi le mani con acqua e sapone è importante, ricorda l’ECDC, soprattutto dopo aver usato il bagno e prima di preparare o mangiare cibo.
Attualmente non esiste un vaccino per prevenire l’infezione da Shigella. Le persone affette da Shigellosi non dovrebbero frequentare la scuola, maneggiare il cibo o fornire assistenza ai bambini o ai pazienti mentre sono malate.
L’Ecdc incoraggia le autorità sanitarie pubbliche nell’Ue/See a sensibilizzare gli operatori sanitari sulla possibilità di infezioni da Shigella tra le persone che si sono recentemente recate a Capo Verde. Insieme all’Oms/Europa, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie è in continuo contatto con le autorità del Paese dell’Africa occidentale e per sostenere le indagini sulle fonti di infezione e per aumentare la consapevolezza tra gli operatori sanitari locali.
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