Filippo Bisciglia: “Da bambino ho sofferto del morbo di Perthes”
Il conduttore ha rivelato una pagina dolorosa della sua infanzia. È guarito completamente e oggi ne parla per sensibilizzare l’opinione pubblica.
Si chiama morbo di Perthes ed è una malattia degenerativa che riduce l’uso degli arti inferiori. Da bambino ne ha sofferto un volto noto della tv che ora ha deciso di raccontare la sua odissea. Stiamo parlando di Filippo Bisciglia, ex gieffino e oggi molto amato dal pubblico soprattutto grazie alla conduzione del programma ‘Temptation Island’.
Ne ha parlato sulla rivista ‘Uomini e Donne magazine’.
“Quando ero piccolo – ha raccontato – ero affetto dal morbo di Perthes. Non fu un periodo bellissimo della mia vita. Il morbo di Perthes è una malattia che causa una decalcificazione dell’anca e ti costringe a non camminare. Per un anno e mezzo, dai due anni in poi, non ho potuto muovere le gambe. Mi sentivo a disagio: una di quelle sensazioni che ti resta dentro per tutta la vita”.
Fortunatamente Filippo è guarito.
“Mia madre si affidò al Dottor Milella – ha rivelato – che stava sperimentando una nuova cura, molto più lunga, ma che mi avrebbe permesso di non rinunciare alle mie gambe. Grazie a lui sono diventato il primo bambino ad aver sconfitto il morbo di Perthes in questo modo. Fino all’inizio dell’adolescenza sono stato costretto ad andare tutte le settimane a fare i controlli. Poi mia madre buttò tutte le foto che mi ritraevano dai due ai cinque anni. Di quel periodo non ricordo nulla, solo il viso di questo dottore e un grande neo che aveva vicino al naso. Da allora decisi che avrei dovuto dare il massimo in tutte le cose”.
Il morbo di Perthes è una malattia tipica dei bambini che colpisce l’articolazione dell’anca. A causare la malattia è il ridotto afflusso del sangue alla parte superiore del femore che quindi si indebolisce fino a fratturarsi.
I sintomi sono la zoppia, il dolore all’anca e la limitata mobilitò articolare. La terapia ha l’obiettivo di promuovere la corretta saldatura ossea attraverso la fisioterapia e l’impiego di ausili come tutori e ingessature speciali. Si ricorre alla chirurgia solo in casi molto gravi. Comunque nella maggior parte dei casi gli interventi sono risolutivi.