I farmaci antinfiammatori possono ridurre il rischio di attacchi cardiaci
Le iniezioni anti-infiammatorie potrebbero ridurre sia il rischio di attacchi cardiaci che rallentare la progressione del cancro.
Lo ha rivelato uno studio.
Gli scienziati, infatti, hanno scoperto che ai sopravvissuti a un attacco cardiaco sono state somministrate iniezioni di un farmaco antinfiammatorio mirato, chiamato
I sopravvissuti contro l’attacco cardiaco hanno dato iniezioni di un farmaco antinfiammatorio mirato chiamato Canakinumab.
Anche i decessi a causa del cancro sono stati dimezzati in chi è stato trattato con lo stesso farmaco, normalmente utilizzato solo per rare condizioni infiammatorie.
Le statine rappresentano le sostanze principali per la prevenzione dell’attacco di cuore e operano principalmente per ridurre i livelli di colesterolo. Tuttavia, un quarto di persone che ha avuto un attacco di cuore ne subisce un altro entro cinque anni, nonostante assumano regolarmente le statine. Ebbene, si ritiene che ciò sia dovuto all’infiammazione non controllata all’interno delle arterie del cuore.
Il gruppo di ricerca si è posto, quindi, l’obiettivo di scoprire il vantaggio del trattamento con un potente agente anti-infiammatorio, anziché con le statine.
Sono stati, quindi, coinvolti 10mila pazienti con un attacco cardiaco alle spalle, a cui sono state somministrati dosi elevati di statine, di Canakinumab e di placebo, tutti mediante un iniezione ogni tre mesi. Lo studio è durato quattro anni.
Sui pazienti che hanno ricevuto le iniezioni di Canakinumab è stato notata una riduzione del 15% del rischio di un evento cardiovascolare, inclusi infarti e attacchi di cuore, fatali e non.
Inoltre, la necessità di costose procedure interventistiche, come il bypass, si sono diminuiti del 30%. Non è stata osservata, poi, alcuna differenza generale nei tassi di mortalità tra i pazienti trattati con Canakinumab e quelli con placebo. Il farmaco, inoltre, non ha modificato i livelli del colesterolo.
I ricercatori, però, hanno riportato un aumento delle probabilità di morire a causa di una grave infezione su una ogni 1.000 persone trattate, anche se questo dato è stato compensato da una dimezzata inattesa di decessi tumorali.
In particolare, le probabilità di morire per il cancro del polmone sono diminuite di oltre il 75%, per motivi che i ricercati non hanno ancora compreso.
Di conseguenza, gli studiosi stanno progettando ulteriori prove per indagare sul potenziale effetto protettivo del canakinumab dal cancro.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista New England Journal of Medicine.