Fare un colpo di testa può danneggiare il cervello
Con i Mondiali di calcio in pieno svolgimento in Qatar, la Federcalcio scozzese (SFA) ha annunciato che limiterà il gioco di testa durante gli allenamenti dopo la pubblicazione di uno studio che associa la pratica del calcio (e in particolare quella del colpo di testa) all’aumento del rischio di sviluppare malattie neurologiche.
Microtraumi ripetuti
Può essere spettacolare ma il gioco di testa è tutt’altro che privo di conseguenze. Da diversi anni si sospetta che i giocatori di alto livello che usano il cranio per deviare e colpire palloni che viaggiano a 100 km/h abbiano maggiori probabilità di sviluppare anomalie cerebrali.
Già nel 2018 il giornale francese Le Figaro scrisse: “Questo gesto tecnico sta iniziando a preoccupare il mondo medico. La letteratura scientifica dimostra, infatti, che i calciatori che giocano regolarmente con la testa non escono dal campo totalmente indenni. Il contatto con la palla provocherebbe un lieve trauma cranico, soprannominato ‘subcommozione cerebrale’ dagli esperti”.
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E uno studio recente di un team di ricercatori sembra avere confermato questi sospetti.
Condotto dall‘Università di Glasgow, lo studio è stato motivato dalla necessità di comprendere meglio l’impatto degli sport di contatto sulla salute neurobiologica degli individui.
In una nota i ricercatori hanno spiegato: “Gli ex calciatori professionisti sono stati identificati dai registri dei giocatori della lega scozzese pre e postbellica. Questi giocatori sono stati poi abbinati a individui della popolazione generale, abbinati per genere (tutti maschi), anno di nascita e stato socio-economico (calcolato utilizzando lo Scottish Multiple Deprivation Index), fornendoci così un gruppo di confronto”.
Secondo lo studio, quindi, l rischio di sviluppare una malattia neurodegenerativa è aumentato negli ex giocatori. In particolare in quelli che hanno occupato posizioni di difensori o che hanno avuto una lunga carriera.
“Sebbene la ricerca continui a svilupparsi, ciò che già sappiamo sui colpi di test e sugli effetti sul cervello suggerisce che esiste un deterioramento della memoria misurabile che dura dalle 24 alle 48 ore dopo una serie di azioni di questo tempo”, ha spiegato il dottor John MacLean, capo consulente medico della SFA.
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