Fame chimica, cos’è e quali sono le cause
Fame chimica: quante volte abbiamo sentito utilizzare questa espressione o l’abbiamo usata noi? Tantissime! Dicesi fame chimica l’impulso quasi irrefrenabile all’assunzione di cibo che insorge a seguito del consumo di cannabis.
Quando la si chiama in causa, è naturale chiedersi quali siano i motivi scientifici dietro alla sua insorgenza. Nelle prossime righe, cerchiamo di rispondere a questo interrogativo. Prima di leggere tutti i dettagli relativi alla spiegazione scientifica della fame chimica ricorda che, qualora dovessero venirti dei dubbi relativi alla tua salute, devi rivolgerti tempestivamente al tuo medico curante.
Fame chimica: quali sono le cause
C’è chi, quando si parla della fame chimica, è convinto che si tratti di un’illusione. Nulla di più falso. Nel corso degli anni, infatti, sono stati effettuati diversi studi scientifici che hanno dimostrato che la fame chimica esiste eccome, indagandone anche le cause.
Nell’elenco è possibile includere una ricerca portata avanti da un’equipe attiva presso il Neurocentre Magendie di Bordeaux (Francia). Cosa ha permesso di scoprire? Che il THC, il principale metabolita della cannabis noto per i suoi effetti psicoattivi, è in grado di amplificare la sensibilità ai profumi degli alimenti che, automaticamente, risultano più attraenti e di riflesso appetibili.
Doveroso è citare anche l’aumento della sintesi della dopamina. Questo ormone, collegato alle sensazioni di piacere comporta, a seguito del contatto con gli alimenti e della percezione del loro gusto, ad avere più voglia di rivivere la suddetta sensazione.
Come sottolineato anche dagli esperti dell’Academy of Nutrition and Dietetics, l’assunzione di cannabis, grazie sempre al THC, sarebbe in grado di influenzare i meccanismi di alcuni degli ormoni responsabili del senso di fame, tra i quali è possibile citare la grelina.
Le ricerche che hanno cercato di dare una spiegazione scientifica alla fame chimica sono diverse. Tra queste, è possibile citare un lavoro che ha visto in prima linea alcuni esperti della Yale School of Medicine.
Cosa hanno scoperto? Che il THC è in grado di “ingannare” i neuroni che, nei casi in cui il corpo non ha assunto alcuna sostanza, sono in grado di regolare il senso di sazietà. Il risultato? Il desiderio di assumere più cibo.
Il ruolo del CBD
Fino ad ora abbiamo parlato solo di THC e fame chimica. Il CBD, il secondo fitocannabinoide più famoso in assoluto, ha un ruolo in tutto questo? La risposta è affermativa, ma diversa da quella che ci si aspetterebbe.
Il cannabidiolo, infatti, è in grado di attenuare l’effetto sull’appetito provocato dal THC. Per amor di precisione, ricordiamo che, in generale, il CBD mitiga le conseguenze dell’assunzione di THC e che è privo di effetti psicoattivi.
Entrando nel vivo della sua influenza sulla fame chimica, ricordiamo che tutto dipende dall’influenza che il CBD ha sui recettori CB1 del sistema endocannabinoide, la cui azione viene bloccata.
Concludiamo con un’informazione scientifica molto importante riguardante la fame chimica. Quale di preciso? Il fatto che non è assolutamente vero che le abbuffate non facciano ingrassare. C’è chi pensa, infatti, che durante gli attacchi di fame chimica non si assimilino nutrienti.
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