Eutanasia, Speranza “Trovare sintesi nel dibattito parlamentare”
ROMA (ITALPRESS) – Tramite stampa il ministro della Salute Roberto Speranza ha risposto a Mario, 43 enne tetraplegico con gravi patologie e condizioni irreversibili a causa di un incidente, che un anno fa ha chiesto alla sua ASL di verificare la sussistenza delle condizioni enucleate dalla Corte costituzionale per poter accedere al suicidio assistito. Dopo il primo diniego, insieme ai legali dell’Associazione Luca Coscioni coordinati dal segretario Filomena Gallo, Mario ha presentato un ricorso di urgenza al Tribunale di Ancona, affinchè fosse ordinata all’ASL la verifica delle sue
condizioni, ricorso che si è concluso con l’ordinanza del Collegio del Tribunale Civile di Ancona, all’indirizzo dell’Azienda Sanitaria Unica Regionale delle Marche di provvedere, previa acquisizione del relativo parere del Comitato etico territorialmente competente, ad avviare l’iter previsto dalla Corte Costituzionale, a partire verifica delle condizioni.
Nonostante l’ordinanza del tribunale dall’ASUR Marche non è ancora arrivato alcun segnale.
Mario nei giorni scorsi si è rivolto, con una lettera, all’Asur e alle Istituzioni, compreso il ministro Speranza, che oggi, tra le altre cose, ha risposto: “Il Ministero della Salute ha avviato già nei mesi scorsi un confronto con le Regioni che ha l’obiettivo di superare due problemi che rischiano di ostacolare l’attuazione della sentenza della Consulta o di produrre una sua applicazione non omogenea nei diversi territori. Il primo riguarda una ricognizione regione per regione sulla natura e sulla composizione dei comitati etici territoriali, per verificare la loro presenza e la loro adeguatezza a svolgere il delicato ruolo che la Consulta ha affidato loro, sottolineando la necessità di un «organo collegiale terzo, munito delle adeguate competenze, il quale possa garantire la tutela delle situazioni di particolare vulnerabilità». Il secondo riguarda l’opportunità di un’intesa fra Governo e Regioni, che possa consentire a queste ultime di fornire indicazioni chiare e univoche alle rispettive aziende sanitarie locali sulla procedura di applicazione del dispositivo della Consulta. La Sua lettera, per tante ragioni, meritava una risposta. Ora continueremo a lavorare in silenzio, per ciò che il governo può fare nell’ambito delle sue competenze, per consentire l’applicazione più uniforme possibile, al di là di ogni legittima posizione politico-culturale, della sentenza della Corte Costituzionale, nel rigoroso rispetto dei requisiti molto chiari e stringenti che essa ha stabilito. Mi sembra anche il modo migliore di rispettare il lavoro del Parlamento, che alla Camera ha ripreso ad affrontare il tema, e più in generale di un dibattito etico e culturale che su questa materia è molto vivo nella società e che auspico possa trovare sintesi proprio nel dibattito parlamentare”.
Questa la replica di Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni: “Prendiamo atto della risposta del Ministro della Salute Speranza alla lettera aperta di Mario, dando dunque atto dell’importanza del tema sollevato da una persona che in gravi condizioni di malattia e sofferenza da 10 anni chiede da quasi un anno di porre fine alle proprie sofferenze. Si tratta di un diritto che la legge e la sentenza Cappato della Corte Costituzionale già tutelano, ma che il Sistema sanitario rifiuta di rispettare”.
(ITALPRESS).
condizioni, ricorso che si è concluso con l’ordinanza del Collegio del Tribunale Civile di Ancona, all’indirizzo dell’Azienda Sanitaria Unica Regionale delle Marche di provvedere, previa acquisizione del relativo parere del Comitato etico territorialmente competente, ad avviare l’iter previsto dalla Corte Costituzionale, a partire verifica delle condizioni.
Nonostante l’ordinanza del tribunale dall’ASUR Marche non è ancora arrivato alcun segnale.
Mario nei giorni scorsi si è rivolto, con una lettera, all’Asur e alle Istituzioni, compreso il ministro Speranza, che oggi, tra le altre cose, ha risposto: “Il Ministero della Salute ha avviato già nei mesi scorsi un confronto con le Regioni che ha l’obiettivo di superare due problemi che rischiano di ostacolare l’attuazione della sentenza della Consulta o di produrre una sua applicazione non omogenea nei diversi territori. Il primo riguarda una ricognizione regione per regione sulla natura e sulla composizione dei comitati etici territoriali, per verificare la loro presenza e la loro adeguatezza a svolgere il delicato ruolo che la Consulta ha affidato loro, sottolineando la necessità di un «organo collegiale terzo, munito delle adeguate competenze, il quale possa garantire la tutela delle situazioni di particolare vulnerabilità». Il secondo riguarda l’opportunità di un’intesa fra Governo e Regioni, che possa consentire a queste ultime di fornire indicazioni chiare e univoche alle rispettive aziende sanitarie locali sulla procedura di applicazione del dispositivo della Consulta. La Sua lettera, per tante ragioni, meritava una risposta. Ora continueremo a lavorare in silenzio, per ciò che il governo può fare nell’ambito delle sue competenze, per consentire l’applicazione più uniforme possibile, al di là di ogni legittima posizione politico-culturale, della sentenza della Corte Costituzionale, nel rigoroso rispetto dei requisiti molto chiari e stringenti che essa ha stabilito. Mi sembra anche il modo migliore di rispettare il lavoro del Parlamento, che alla Camera ha ripreso ad affrontare il tema, e più in generale di un dibattito etico e culturale che su questa materia è molto vivo nella società e che auspico possa trovare sintesi proprio nel dibattito parlamentare”.
Questa la replica di Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni: “Prendiamo atto della risposta del Ministro della Salute Speranza alla lettera aperta di Mario, dando dunque atto dell’importanza del tema sollevato da una persona che in gravi condizioni di malattia e sofferenza da 10 anni chiede da quasi un anno di porre fine alle proprie sofferenze. Si tratta di un diritto che la legge e la sentenza Cappato della Corte Costituzionale già tutelano, ma che il Sistema sanitario rifiuta di rispettare”.
(ITALPRESS).