Emorroidi, quando è necessario l’intervento chirurgico?

Nella maggior parte dei casi, le emorroidi possono essere gestite con trattamenti conservativi, altre volte, invece, bisogna intervenire chirurgicamente.

Le emorroidi sono dilatazioni anomale delle vene presenti nel canale anale e nella zona rettale inferiore. Esse possono essere classificate in interne (se si trovano all’interno del retto) o esterne (se si sviluppano sotto la pelle intorno all’ano). Le cause principali includono la stitichezza cronica, la diarrea persistente, la gravidanza, l’obesità, una dieta povera di fibre e la sedentarietà.

Si tratta di una condizione piuttosto diffusa.

I sintomi

I sintomi variano in base alla gravità della condizione e possono includere: sanguinamento rettale, spesso visibile sulla carta igienica o nelle feci; prurito e irritazione anale; dolore o disagio, soprattutto durante la defecazione; gonfiore e presenza di noduli duri intorno all’ano.

I trattamenti non chirurgici

Nella maggior parte dei casi, le emorroidi possono essere gestite con trattamenti conservativi, tra cui: aumento dell’assunzione di fibre e liquidi per ammorbidire le feci; uso locale di creme o pomate ad azione lenitiva e antinfiammatoria; bagni di acqua tiepida per alleviare il dolore; farmaci antidolorifici e lassativi blandi, se necessario.

Tutti abbiamo le emorroidi

Il Dott. Luca Covotta, esperto in Chirurgia Generale ad Avellino, spiega dettagliatamente su Top Doctors Italia cosa sono le emorroidi e quando intervenire chirurgicamente.

Innanzitutto, lo specialista chiarisce che le emorroidi sono dei cuscinetti vascolari misti, sia arteriosi che venosi, presenti sia nella sottomucosa del canale anale (emorroidi interne) che nel derma ano-cutaneo (emorroidi esterne). Funzionalmente esse partecipano attivamente al meccanismo della continenza anale, pertanto le emorroidi sono formazioni anatomiche normali che vanno distinte dalla malattia emorroidaria.

Le cause

Studi controllati hanno dimostrato che esiste un substrato predisponente (ereditario, familiare, costituzionale) sul quale vanno ad inserirsi fattori scatenanti, quali: turbe dell’alvo (stitichezza o diarrea); momenti della vita genitale femminile (fase premestruale, gravidanza e parto); abitudini alimentari scorrette (abuso di alcol, spezie, caffè); abitudini di vita (sedentarietà o prolungata posizione seduta o in piedi per motivi di lavoro); alcuni tipi di sport (equitazione e motociclismo); contraccettivi orali; certe alterazioni metaboliche (ipertrigliceridemia, ipercolesterolemia, iperuricemia).

Alcune buone regole da seguire

Avendo già parlato dei sintomi, è bene fornire adesso delle buone regole igienico-sanitarie da seguire: adottare un’alimentazione ricca di fibre con abbondante assunzione di acqua; ridurre il consumo di spezie, bevande alcoliche e cioccolata; combattere la stitichezza; migliorare l’igiene locale (spesso è conveniente nelle fasi acute evitare l’uso della carta igienica e utilizzare dei semicupi tiepidi con saponi specifici); favorire l’attività fisica evitando la vita sedentaria. Si devono sconsigliare durante le fasi acute attività come il ciclismo, il motociclismo e l’equitazione.

Inoltre, ricorda il medico, delle abitudini defecatorie non corrette possono essere allo stesso modo dannose, tra queste l’abitudine giornaliera di leggere giornali e riviste seduti sul water, che in 12 mesi può causare gli stessi effetti dannosi di 12 anni di regolari defecazioni.

La terapia farmacologica

I flavonoidi sono pigmenti presenti in fiori, frutti e foglie di numerose specie vegetali con una spiccata azione endotelio-protettore (ovvero rinforzano la struttura dei vasi sanguigni), riuscendo così a risolvere sia i sanguinamenti acuti che cronici. In commercio esistono numerosi prodotti farmacologici con alte concentrazioni di tale sostanza.

In natura la fonte principale di bioflavonoidi è caratterizzata dagli agrumi (arance limoni, mandarino), mirtilli, carote e pomodoro. Altri cibi ricchi di bioflavonoidi sono: albicocche, ciliegie, uva, papaya e melone.

Quattro tipi di emorroidi

Le emorroidi vengono classificate in base alle dimensioni in quattro gradi.

1° grado: emorroidi che aumentano di dimensioni solo durante la defecazione a causa della congestione. Sono esclusivamente interne ed individuabili solo con esplorazione rettale o mediante anoscopia.

2° grado: progressiva distensione dei pacchetti venosi. I gavoccioli sporgono durante la defecazione, ma si riducono spontaneamente al suo termine.

3° grado: la dimensione dei pacchetti emorroidari è sempre maggiore, i gavoccioli fuoriescono durante la defecazione ed è possibile riposizionarli in sede solamente in maniera manuale.

4° grado: i gavoccioli assumono dimensioni sempre maggiori con conseguente prolasso esterno permanente.

Solitamente la terapia chirurgica è riservata al terzo e quarto stadio.

emorroidi

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Quando è necessario operare

L’intervento chirurgico diventa necessario nei casi in cui: le emorroidi sono di grado avanzato (III e IV), ossia prolassano in modo permanente e non rientrano spontaneamente; i sintomi non migliorano con le terapie conservative; si verificano episodi ricorrenti di sanguinamento abbondante; le emorroidi si complicano con trombosi o infezioni.

Diverse tecniche chirurgiche

Esistono diverse tecniche chirurgiche per trattare le emorroidi. Ecco di seguito quali sono.

Legatura elastica: utilizzata per le emorroidi interne, prevede l’applicazione di un anello di gomma alla base dell’emorroide per bloccare il flusso sanguigno, causando la sua necrosi e caduta.

Scleroterapia: iniezione di una soluzione sclerosante che riduce il volume delle emorroidi.

Emorroidectomia: asportazione chirurgica delle emorroidi, indicata nei casi più gravi.

Tecnica di Longo: una procedura meno invasiva che riposiziona i tessuti emorroidari per ridurre il prolasso.

Trovare insieme a uno specialista la soluzione più efficace

Le emorroidi sono una condizione comune e spesso gestibile con rimedi conservativi. Tuttavia, nei casi più gravi e resistenti alle terapie, l’intervento chirurgico rappresenta la soluzione più efficace per migliorare la qualità della vita del paziente. È sempre consigliabile consultare un medico per una diagnosi accurata e una gestione personalizzata del problema.

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