Ecco come il coronavirus attacca il cervello
Fino a questo momento gli studi scientifici avevano dimostrato come il Covid-19 coinvolgesse anche il sistema respiratorio attribuendone la sintomatologia correlata: difficoltà respiratoria o fiato corto, dolori al torace, senso di oppressione, diminuzione dell’ossigeno nel sangue.
Un nuovo studio rende evidente come il Coronavirus invada anche le cellule cerebrali.
Covid-19 e sistema cerebrale: uno studio
Una ricerca pubblicata a luglio mostra che alcuni pazienti con Covid-19 sviluppano gravi complicanze neurologiche compresi i danni ai nervi.
“Non c’erano ancora molte prove evidenti che il Coronavirus potesse attaccare il cervello anche se sapevamo che era una potenziale possibilità. Questi dati forniscono delle prove in più” afferma il Dottor Zandi – consulente neurologo presso il National Hospital for Neurology and Neurosurgery in Gran Bretagna – e colleghi.
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Cosa avviene nel sistema nervoso?
Il sistema nervoso centrale (formato da cervello e midollo spinale) è formato da diverse cellule nervose. Il neurone è l’unità funzionale ed essenziale che costituisce il tessuto nervoso e questo entra in collegamento con gli altri neuroni grazie alle “sinapsi” dei veri e propri “ponti di collegamento” che permettono la trasmissione dei segnali cerebrali.
Come si comporta il Coronavirus?
“Il Covid-19 diminuisce drasticamente il numero di sinapsi già dal giorno dopo l’infezione. Non sappiamo ancora se sia reversibile o meno.”, afferma il Dottor Nuotri.
Nonostante tutte le complicanze importanti che il Coronavirus apporta al sistema respiratorio, di certo non sottovalutabili, “L’infezione da virus nel cervello può essere più letale dell’infezione respiratoria” ha affermato il Dottor Akiko Iwasaki, immunologo dell’Università di Yale.
Il Coronavirus arriva al cervello attraverso il bulbo olfattivo (centro del riconoscimento degli odori) tramite gli occhi o il flusso sanguigno.
“Penso che questo sia un caso in cui i dati scientifici si mostrano all’evidenza clinica”, un passo in avanti: dalle supposizioni e le ipotesi all’evidenza inconfutabile.
Tuttavia, per approvare tale evidenza è necessario analizzare molti campioni di autopsia per fare una stima di quanto sia stata ricorrente l’infezione cerebrale e se sia presente anche nei soggetti con una lieve sintomatologia.
Il Dottor Robert Stevens – neurologo presso la Johns Hopkins University – è pronto ad affermare: “Il 40-60% dei pazienti ospedalizzati con Covid-19 presenta sintomi neurologici e psichiatrici (deliri, confusione) ma i sintomi potrebbero non derivare dall’invasione del virus nelle cellule cerebrali. Possono essere il risultato di un’infiammazione pervasiva in tutto il corpo. Per valutare i pazienti con Covid-19, i medici dovrebbero ridurre i sedativi una volta al giorno, se possibile perché alcuni sintomi cognitivi potrebbero essere più difficili da rilevare nei pazienti sedati e in ventilazione”.
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