Dito a scatto, cos’è e i rimedi
Esiste anche il dito a scatto nei bambini, che essenzialmente ha la sua causa in una ristrettezza congenita del canale digitale.
Potrebbe capitare di svegliarsi al mattino con un dito bloccato in flessione o, facendo attività manuale, avvertire la spiacevole sensazione di scatto di un dito al movimento di flesso-estensione.
Con il passare del tempo il fastidio si intensifica, arrivando, nei casi più gravi, ad impedire la naturale mobilità del dito.
In questi casi potrebbe trattarsi del morbo di Notta, o tenosinovite stenosante dei tendini flessori, più semplicemente detta dito a scatto.
Da cosa è causato e come si cura? Cerchiamo di scoprirlo insieme.
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Cos’è il dito a scatto
Come spiega il dottor Alberto Ciapparelli, responsabile dell’Unità di Chirurgia della Mano presso l’Istituto Clinico Villa Aprica di Como sul sito internet dello stesso istituto, “il dito a scatto è una forma di tendinite molto frequente, che interessa i tendini flessori delle dita, quelli che determinano la chiusura della mano.
Questi tendini scorrono in un canale osteo fibroso, detto canale digitale (con una base ossea e un canale fibro-elastico), che ha lo scopo di solidarizzare i tendini allo scheletro delle dita della mano. Essi passano attraverso il canale digitale ma, quando vanno incontro a fenomeni infiammatori, il loro volume cresce impedendone il normale scorrimento.
Quando i tendini ingrossati vengono forzati nel passaggio attraverso il canale digitale, si avverte un vero e proprio scatto”.
Le cause
Il disturbo può essere determinato da differenti cause: un uso faticoso della mano, da cui infiammazione, dolore, gonfiore; patologie di tipo reumatico che coinvolgono i tendini e che possono interessare tutte le età della vita, con prevalenza tra i 40 e i 60 anni e soprattutto il sesso femminile; patologie sistemiche come il diabete, l’artrite; patologie legate alla tiroide.
Precisa ancora l’esperto: “Tutte queste condizioni determinano la ritenzione idrica con conseguente ingrossamento dei tendini”.
Esiste infine il dito a scatto nei bambini, che essenzialmente ha la sua causa in una ristrettezza congenita del canale digitale.
I sintomi
Tra i sintomi del dito a scatto possono riconoscersi: il gonfiore del dito; l’indolenzimento alla base; una limitazione articolare con difficoltà di movimento; una sensazione di dolore che si può estendere fino al polso.
“Nei casi più gravi, il dito potrebbe rimanere in posizione chiusa senza più riuscire a estendersi”.
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La diagnosi
Il dottor Ciapparelli spiega poi che “la diagnosi si effettua attraverso un esame clinico che procede con la palpazione dell’ingrossamento del tendine nel canale digitale, spesso doloroso a livello della base dell’articolazione metacarpo-falangea; per maggior completezza possiamo effettuare un’ecografia, che permette di indagare la struttura del tendine e il suo movimento”.
Le terapie
Il trattamento del dito a scatto si basa fondamentalmente sull’utilizzo di farmaci ad azione antinfiammatoria, soprattutto nelle fasi iniziali o acute.
È possibile utilizzare anche le onde d’urto.
“Molto spesso – continua l’esperto – si ricorre anche a terapie di tipo fisico-fisiatrico; a questo proposito, l’utilizzo delle onde d’urto focalizzate ha dato, negli ultimi anni, notevoli soddisfazioni nel trattamento incruento di questa patologia”.
L’intervento chirurgico
Quando le terapie summenzionate non funzionano e il disturbo si protrae, è necessario sottoporre chi è affetto da dito a scatto all’intervento chirurgico.
L’intervento prevede la liberazione dei due tendini o del tendine del pollice (nel caso venga colpito quest’ultimo) effettuando l’apertura della troclea basale, cioè la parte centrale del canale digitale.
È questo il punto in cui si crea infatti il conflitto fra i tendini flessori gonfi e il canale digitale.
L’importanza della fisioterapia
Dopo l’intervento di liberazione dei tendini, si deve aggiungere sempre un trattamento fisiatrico di supporto che si basa fondamentalmente su “ginnastica, kinesi, ripresa immediata della funzione di scorrimento dei due tendini, per evitare fenomeni aderenziali”.
“È importante – conclude Ciapparelli – seguire in maniera costante il programma di esercizi fissati dal fisioterapista. L’intervento di dito a scatto può sembrare semplice e banale ma richiede una grande collaborazione da parte del paziente”.
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