Colesterolo e batteri intestinali: il legame con infarto e ictus
Nuove scoperte sul ruolo della salute intestinale nel rischio cardiovascolare: uno studio italiano rivela come la disbiosi aumenti le probabilità di infarto e ictus.
Negli ultimi anni, ricerche approfondite hanno dimostrato un collegamento diretto tra la salute intestinale, quella del cuore e del cervello. Il benessere di uno di questi organi influenza direttamente quello degli altri. In particolare, la disbiosi intestinale – uno squilibrio microbico causato da batteri “cattivi” – è stata collegata a un rischio maggiore di infarto e ictus. Questo è quanto emerge dallo studio guidato da Francesco Violi, presidente onorario della Società Italiana di Medicina Interna (Simi), presentato al congresso Simi di Rimini lo scorso ottobre.
Come la disbiosi intestinale influisce sulle arterie
La disbiosi intestinale provoca uno stato di irritazione che, oltre a essere associato a malattie infiammatorie croniche, obesità e tumori, può favorire la formazione di trombosi, responsabile di infarti e ictus. Attraverso il colesterolo LDL, noto come “cattivo”, viaggia il lipopolisaccaride (Lps), una sostanza che provoca infiammazione delle arterie, richiamando piastrine e formando un trombo che può interrompere il flusso sanguigno.
Il “cavallo di Troia” del colesterolo LDL
Il professor Violi ha spiegato ad AdnKronos come l’Lps sfrutti il colesterolo LDL come un “cavallo di Troia” per penetrare nelle arterie. “La capacità del colesterolo di infiammare le arterie potrebbe dunque essere dovuta non a lui direttamente, ma all’Lps che stimola la produzione di radicali liberi, i quali vanno a infiammare la parete delle arterie e la danneggiano. Questo danno richiama poi le piastrine che formano un trombo, andando a interrompere il flusso del sangue all’interno di quell’arteria e dando quindi luogo a un infarto o un ictus”, ha chiarito Violi.
Soggetti a rischio e disbiosi intestinale
“Individui dismetabolici come diabetici o obesi sono più esposti a questo rischio,” continua Violi. “La loro infiammazione intestinale cronica di basso grado si associa a una disbiosi con prevalenza di batteri patogeni come l’Escherichia coli”.
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