Craniostenosi, cos’è la patologia che ha colpito il figlio di Guenda Goria

La craniostenosi è una condizione relativamente rara, ma la sua incidenza è in aumento, probabilmente a causa della maggiore sensibilità diagnostica. Si stima che colpisca circa 1 bambino su 2.000-2.500 neonati.

Qualche giorno fa, ospite del salotto televisivo di Verissimo, Guenda Goria ha parlato del delicato intervento chirurgico a cui è stato sottoposto suo figlio Noah, nato pochi mesi fa dall’unione con il marito Mirko Gancitano. “Quando siamo andati alla visita di controllo neurochirurgica gli hanno diagnosticato una craniostenosi. Mancava lo spazio per l’espansione del cervello”, ha spiegato.

“Non dimenticherò mai lo sguardo di mio figlio prima dell’operazione”, ha detto la showgirl ripercorrendo la preoccupazione in quelle ore che ha definito “interminabili”.

L’intervento, durato 4 ore, è andato bene.

Ma cos’è la craniostenosi, come si manifesta e si diagnostica in bambini così piccoli? Cerchiamo di capirne di più.

Di cosa si tratta

Come viene spiegato sul sito internet del Policlinico Sant’Orsola di Bologna, le craniostenosi sono un gruppo di malformazioni congenite del capo caratterizzate dalla prematura saldatura di una o più suture craniche.

Alla nascita le ossa del cranio sono unite fra loro da speciali articolazioni composte da tessuto fibroso molle: le suture craniche. In genere tali suture rimangono flessibili nei primi anni di vita del bambino, permettendo in questo modo al cranio di espandersi e di adattarsi alla crescita del cervello, e vanno incontro ad un processo di ossificazione soltanto al termine dell’infanzia.

Nei bambini interessati da craniostenosi, invece, la fusione delle suture avviene prematuramente (spesso già nel corso della gestazione), determinando di conseguenza un anomalo sviluppo del cranio.

Quando una di queste suture si fonde troppo presto, il cranio non può espandersi correttamente, limitando lo spazio disponibile per il cervello in crescita e alterando la forma della testa.

I sintomi della craniostenosi

I sintomi della craniostenosi dipendono dal tipo e dalla gravità della condizione. I principali segni includono:

Deformità del cranio: la forma della testa può risultare anomala, come una testa allungata (plagiocefalia), una testa a forma di parallelepipedo (brachicefalia), o un cranio a forma di cono (scaphocefalia).

Fontanella tesa o sporgente: la fontanella, ovvero la “mollissima” area di leggera depressione sulla testa del neonato, potrebbe apparire tesa o anormalmente prominente.

Crescita anomala del capo: il bambino potrebbe avere una crescita della testa che non segue le normali proporzioni rispetto al corpo.

Problemi neurologici: in alcuni casi più gravi, la pressione intracranica aumenta, portando a sintomi come vomito, irritabilità, ritardo nello sviluppo motorio e difficoltà nei movimenti oculari.

La diagnosi

La diagnosi di craniostenosi avviene generalmente attraverso una valutazione clinica, durante la quale il pediatra esamina la testa del neonato, cercando eventuali deformità o segni di fusione prematura delle suture craniche. Gli strumenti principali per la diagnosi includono:

Esame fisico: il medico esamina attentamente la forma della testa palpando le suture craniche.

Ecografia del cranio: nei neonati, l’ecografia può essere utile per osservare la fusione prematura delle suture, specialmente se la fontanella è ancora aperta.

Radiografie o TC (Tomografia Computerizzata): in alcuni casi, viene richiesta una radiografia del cranio o una tomografia computerizzata per confermare la diagnosi e identificare con maggiore precisione quali suture siano coinvolte.

Risonanza magnetica (RM): può essere utilizzata per esaminare il cervello in modo dettagliato e valutare eventuali anomalie neurologiche associate.

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Il trattamento e come si interviene

Il trattamento della craniostenosi dipende dal tipo di sutura coinvolta e dalla gravità della condizione. Esistono diverse modalità di intervento:

Monitoraggio: nei casi lievi di craniostenosi, soprattutto quando non vi è un rischio immediato per lo sviluppo neurologico, potrebbe essere sufficiente un monitoraggio regolare da parte di un neurologo pediatrico.

Intervento chirurgico: nei casi più gravi, è necessaria la chirurgia per rimuovere porzioni delle ossa craniche e consentire una crescita cerebrale adeguata. La chirurgia è solitamente realizzata entro il primo anno di vita, quando il cervello è ancora in fase di sviluppo rapido e la plastica cranica è più flessibile.

Fisioterapia: per alcuni tipi di craniostenosi, soprattutto quelli che derivano da abitudini posturali (come nella plagiocefalia posizionale), può essere utile l’uso di un casco ortopedico per migliorare la forma della testa durante i primi mesi di vita.

Incidenza della craniostenosi

La craniostenosi è una condizione relativamente rara, ma la sua incidenza è in aumento, probabilmente a causa della maggiore sensibilità diagnostica. Si stima che colpisca circa 1 bambino su 2.000-2.500 neonati.

L’incidenza varia anche in base al sesso (con una prevalenza maggiore nei maschi) e a fattori genetici e ambientali, come le anomalie cromosomiche (ad esempio la sindrome di Crouzon o la sindrome di Apert) che aumentano il rischio di craniostenosi.

Si tratta quindi di una condizione che richiede una diagnosi precoce per evitare danni neurologici permanenti. Se trattata tempestivamente, con l’intervento chirurgico appropriato, i bambini affetti da craniostenosi possono svilupparsi normalmente. La gestione e il trattamento dipendono dalla severità del caso, ma la ricerca continua a migliorare le tecniche diagnostiche e chirurgiche, riducendo i rischi associati a questa condizione rara.

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