Covid: il nuovo studio sui danni delle reinfezioni
I rischi per chi si reinfetta possono essere molto seri.
Chi contrae più volte il Covid può avere a che fare con danni molto gravi, potenzialmente pericolosi per la sua sopravvivenza. A dirlo è un recente studio scientifico condotto dagli esperti della Washington University School of Medicine di St. Louis.
I dettagli dello studio
Gli esperti sopra citati hanno analizzato gli effetti sull’organismo dell’infezione da SARS-CoV-2 concentrandosi sulle condizioni dei pazienti interessati da reinfezioni. Nello specifico, hanno tenuto conto di due momenti diversi. Quali di preciso? Il primo mese dopo aver contratto il virus e la situazione a sei dall’infezione.
I dati esaminati hanno tenuto conto della mortalità innanzitutto, ma anche dei numeri relativi alle ospedalizzazioni. Nel corso dello studio sopra menzionato, sono stati associati i casi di reinfezioni ai numeri delle problematiche a carico del sistema cardiovascolare e del sangue.
Al follow up, è stato possibile scoprire che, nei soggetti che contraggono più di una volta il Covid è doppia la probabilità di esito fatale. Il rischio di ricovero ospedaliero, invece, aumenta di tre volte. Entrando nel vivo degli effetti sull’organismo, facciamo presente che i quadri di reinfezioni sono associati a un aumento di 1,6 volte di avere a che fare con danni neurologici.
Lo studio sottolinea altresì il fatto che il rischio di essere ospedalizzati e di morire a seguito di una reinfezione a Covid non dipende dalla vaccinazione.
I commenti degli esperti
Il lavoro scientifico in questione è stato chiaramente commentato da diversi esperti. A tal proposito, è utile chiamare in causa il punto di vista di Mario Clerici, immunologo presso l’Università Statale di Milano. Intervistato sulle pagine del Corriere della Sera, l’accademico ha posto l’accento sull’effetto cumulativo, che può rivelarsi estremamente dannoso per l’organismo. Ogni infezione da SARS-CoV-2, infatti, ne provoca l’indebolimento.
A suo dire, però, il rapporto tra rischio e vaccinazione cambia molto sia a seconda del tipo di vaccino che il soggetto che si è reinfettato ha fatto, sia sulla base delle varianti, ovviamente diverse, con le quali è venuto a contatto nel corso del tempo.
La ripresa post infezione
Sono passati quasi tre anni da quando il mondo ha sentito parlare per la prima volta del SARS-CoV-2. Da allora, sono arrivati i vaccini, il mondo ha imparato a convivere con l’infezione e sono stati effettuati tantissimi studi che hanno permesso di scoprire qualcosa di più sul virus.
Alcuni di questi hanno riguardato, per esempio, i tempi di ripresa post infezione. Come evidenziato da un lavoro scientifico condotto in Scozia e pubblicato sulle pagine della rivista Nature, circa la metà delle persone che contraggono l’infezione non si definisce come in ripresa a seguito di un tempo compreso tra i 6 e i 18 mesi dal contatto con il virus.
Dati scientifici alla mano, sono tantissime le persone che, a due anni dall’infezione, lamentano ancora la presenza di almeno un sintomo.
In tutto questo, i medici di tutto il mondo stanno portando l’accento su un numero sempre più alto di sintomi insoliti, dalle stomatiti fino alla lingua frastagliata.