Covid-19: il vaccino testato sulle scimmie apre le speranze per l’uomo
Le scimmie su cui è stato testato il vaccino contro il Covid-19 hanno sviluppato anticorpi che potrebbero proteggerle contro una nuova infezione. A dirlo è un recente studio scientifico, i cui dettagli sono stati pubblicati sulle pagine della rivista Science.
Condotto da un team della Tufts University Cummings School of Veterinary Medicine (USA), si è basato sul monitoraggio delle condizioni di un gruppo di macachi rhesus infettati con il SARS-CoV-2.
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I risultati promettenti
Gli esperti che hanno condotto lo studio sopra ricordato hanno avuto modo di osservare la presenza di una carica virale particolarmente accentuata nel tratto respiratorio sia inferiore, sia superiore.
Trascorsi 35 giorni dal recupero, sono stati nuovamente messi a contatto con il patogeno. In questa fase, i ricercatori hanno notato sintomi molto lievi o addirittura assenti. A detta degli esperti che hanno condotto lo studio, questi dati indicano come un’infezione da SARS-CoV-2 sia in grado di innescare, almeno nei macachi, l’immunità protettiva. Gli autori hanno sottolineato di essere consapevoli delle differenze che intercorrono tra le modalità di contagio in questi esemplari e nell’uomo.
Degno di nota in merito alla ricerca sul vaccino per il SARS-CoV-2 è anche un altro studio, che ha previsto invece la somministrazione di vaccini sperimentali a 35 macachi adulti. Gli esemplari in questione, infettati per via nasale, a un follow up di sei settimane avevano una quantità di anticorpi nel sangue sufficiente per neutralizzare in due settimane la carica virale.
Come evidenziato dal Dottor Lawrence Young, ricercatore dell’università di Warwick non coinvolto nello studio, si tratta di dosaggi di anticorpi molto simili a quelli rilevati nei pazienti umani.
Lo studio cinese
Degno di nota è anche un lavoro di ricerca cinese, grazie al quale si sta concretizzando la sperimentazione di un vaccino su un gruppo di scimmie. Come evidenziato in un articolo non ancora sottoposto a procedure di peer review e pubblicato sulle pagine del sito BioRXiv, quattro macachi sottoposti all’inoculazione del vaccino non presentavano più tracce del virus nei polmoni a un follow up di 7 giorni.
Altri esemplari, sottoposti invece alla somministrazione di quantità di vaccino più basse, hanno sviluppato una carica virale più alta ma sono riusciti comunque a debellare la malattia.
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