Covid-19: è possibile evitare la seconda ondata?
Da quando diversi Paesi, Italia compresa, hanno cominciato ad allentare le misure di lockdown, sulla bocca di tutti c’è una domanda: una seconda ondata di Coronavirus è davvero inevitabile?
Questo interrogativo vede in primo piano diversi paragoni con l’influenza spagnola che, nel 1918 e per i due anni successivi, devastò l’Europa e non solo, classificandosi come la pandemia più grave della storia contemporanea.
Ai tempi, ci furono 3 ondate, 500 milioni di persone infettate, 50 milioni di morti. La maggior parte dei decessi, si è verificata nel corso della seconda ondata. A richiamare questo avvenimento storico ci ha pensato di recente il Professor Freddy Vinet. Docente di geografia, è stato intervistato dal quotidiano Le Monde, sottolineando alcune differenze e i punti in comune tra la pandemia del 1918 e quella che stiamo affrontando ora.
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Coronavirus vs influenza spagnola: quali sono le differenze
L’esperto ha innanzitutto sottolineato che non tutti i Paesi sono stati colpiti da una seconda ondata. Ha poi fatto presente che, oggi come oggi, a differenza di quanto accadeva nel 1918, ci sono le misure di contenimento. Ha specificato che, ai tempi, prefetti e sindaci decisero autonomamente di chiudere le scuole, ma che si trattava di operazioni non paragonabili a quanto, invece, è successo in questi mesi.
Per quanto riguarda la seconda ondata, è il caso di fare riferimento all’esempio di Cina e Singapore, dove, seppur in misura minore, sono state rimesse in atto delle misure di lockdwon. Non è però il caso di tutti i Paesi: la Nuova Zelanda e la Corea del Sud, infatti, stanno riuscendo, almeno per ora, a gestire bene la crisi sanitaria.
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