Covid-19 e Omicron, consigli e istruzioni per pazienti e medici di famiglia
Sempre in prima linea: sono i medici di famiglia, le nostre sentinelle della salute. Ma lo scenario non è lo stesso di un anno fa. L’elevata contagiosità della variante omicron e l’alta aggressività della variante delta stanno accrescendo di molto la preoccupazione dei sanitari per l’aumento vertiginoso dei nuovi casi di Covid-19, a cui seguono ricoveri ospedalieri e decessi.
A fronte dei dati in aumento, vi è una corsa al tampone in tutte le regioni, senza che vi sia sempre un’offerta corrispondente; il tracciamento è saltato; chi ha avuto l’immunità grazie all’infezione da variante delta può essere reinfettato da omicron, i cui tempi di incubazione sono ancora incerti, forse inferiori alle varianti precedenti. I vaccini restano la migliore arma di difesa, purché con tre dosi, indispensabili per proteggere dalla malattia severa in caso di variante omicron, che sta modificando sia le modalità di presentazione, che la velocità di diffusione.
IL DOCUMENTO SIMG – In questa fase della pandemia, il medico di famiglia è nuovamente centrale: resta il riferimento per l’informazione, per la segnalazione precoce, per l’avvio del tracciamento e per garantire ai pazienti con patologie acute, croniche e con fragilità la necessaria indispensabile assistenza. L’attività domiciliare e all’interno degli studi medici è inevitabilmente critica e deve nuovamente essere protetta per assicurare la continuità assistenziale da svolgersi in rigorosa sicurezza. Per tutte queste considerazioni, la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie – SIMG ha stilato un documento, consultabile sul proprio sito.
“Vogliamo offrire indicazioni chiare ed autorevoli sia alla popolazione generale che ai medici di famiglia – sottolinea il Prof. Claudio Cricelli, Presidente SIMG – Vi sono circa 42 milioni di cittadini che pur con profonde differenze sono esposti al contagio con omicron. Questo numero comprende i non vaccinabili e i non vaccinati che sono totalmente indifesi. I soggetti che hanno ricevuto solo due dosi godono invece di una protezione diminuita, ma ancora molto efficiente nei confronti del ricovero e della malattia grave, a conferma dell’esigenza di procedere rapidamente alla somministrazione della terza dose. Il nostro ruolo e la nostra attività sono costantemente orientati a stimolare la somministrazione dei vaccini anti Covid, informando sull’efficacia e sicurezza dei vaccini e suggerendo a tutti il ricorso alla vaccinazione, in particolare alla terza dose. L’elevata contagiosità di questa variante, anche a fronte di sintomi apparentemente più lievi, provoca un impatto epidemiologico oltreché clinico. I Medici di Medicina Generale hanno un ruolo strategico, in quanto sono i primi che possono intervenire per appiattire la curva rallentando i contagi. Tuttavia, il carico di lavoro complessivo è enorme, dovendo seguire anche tutte le altre patologie. Per questo abbiamo ritenuto opportuno mettere a disposizione uno strumento utile al coordinamento e in grado di ricordare le buone norme di comportamento sia ai medici che agli assistiti”.
INDICAZIONI PRATICHE PER GLI ASSISTITI – Ripercorrendo alcuni aspetti che già hanno contrassegnato le precedenti ondate, la SIMG invita i pazienti a frequentare gli studi medici solo per reali necessità non differibili e, in caso, evitando affollamenti in sala di attesa e all’ingresso; per le ricette per terapie abituali si può ricorrere a telefono o mail, così come per la trasmissione di risultati di accertamenti diagnostici e consulenze; è fondamentale aggiornare regolarmente sugli stadi vaccinali, visto che la 3a dose si conferma estremamente efficace nel proteggere dalle forme cliniche gravi di Covid-19, evitando complicazioni polmonari e ricoveri in caso di contagio. In caso di sintomi anche lievi che possano far pensare al Covid è necessario isolarsi e contattare tempestivamente il proprio medico, il cui consulto è indispensabile prima di intraprendere qualsiasi iniziativa personale.
PREPARAZIONE AMBIENTALE DELLO STUDIO MEDICO – Gli studi medici devono restare aperti e funzionanti per le necessità degli assistiti. L’accesso deve essere programmato e limitato ai soli pazienti muniti di mascherina e dopo igienizzazione delle mani; ancora meglio se si possano attivare sistemi di rilevazione della temperatura. La distanza in sala d’attesa tra ogni individuo deve essere deve essere superiore a 2 metri e la permanenza non deve superare i 15 minuti. Altre prassi da adottare sono una frequente areazione dei locali, la disinfezione di tutte le superfici (sedie, tavoli, maniglie) con disinfettanti a base di cloro (ipoclorito di sodio 0,01%), l’uso di precauzioni standard per la diffusione delle malattie trasmissibili per via aerea (mascherine FFP2, schermature).
Nel caso in cui un paziente presente in studio presenti sintomi sospetti (respiratori, simil influenzali e/o febbre) deve essere immediatamente munito di mascherina FFP2, isolato dagli altri o, ancor meglio, rinviato a domicilio. O
gni paziente che accede allo studio deve essere trattato sempre come caso sospetto e si dovrà effettuare un’indagine epidemiologica sui contatti degli ultimi giorni, richiedendo un tampone molecolare laddove ritenuto opportuno. I pazienti con sintomi sospetti o confermati con Covid-19 devono essere gestiti a distanza nei limiti del possibile; in caso di necessità di visita domiciliare devono essere adottate scrupolosamente misure precauzionali con tutti i dispositivi di protezione individuale (mascherina FFP2/FFP3, guanti, occhialini, camice monouso); avere con sé solo la strumentazione strettamente necessaria (fonendoscopio, sfigmanometro, pulsossimetro, carta e penna) in una borsa da disinfettare successivamente, così come tutte le attrezzature; limitare la presenza di familiari; far indossare al paziente la mascherina; rimuovere i DPI secondo idonea procedura e smaltirli come rifiuti speciali.
ANTIVIRALI E USO DI ANTICORPI MONOCLONALI – In attesa di approvazione da parte delle autorità competenti di nuovi antivirali, i medici di famiglia hanno un ruolo fondamentale anche nella attivazione del tracciamento e nell’indirizzare i pazienti vulnerabili alla somministrazione degli anticorpi monoclonali, unico strumento terapeutico oggi a disposizione. Pertanto, la gestione di qualunque paziente deve iniziare con la valutazione immediata dell’indice di fragilità (vulnerability index) per l’inizio del trattamento entro 5 giorni, e comunque non oltre 10 giorni dall’inizio dei sintomi.