Covid-19 e la ‘guarigione interrotta’: i sintomi che compromettono la vita
La “guarigione interrotta” è quella che attraversano i pazienti ex Covid-19. La parola ad un paziente che credeva di aver superato l’infezione da Coronavirus, Gahan, psicologo clinico a Shrewsbury: “Non posso fare altro che andare a letto. Non sopporto nessuna interazione, non si tratta di stanchezza, si tratta di sintomi che prendono il sopravvento e condizionano tutta la vita per chissà quanto tempo ancora”.
I sintomi post-Coronavirus che compromettono la vita
Delle parole forti – quelle di Gahan, lo psicologo clinico di Shrewsbury – che sono state rese note dalla CNNhealth; ma lui è solo il portavoce di un gruppo di pazienti che si va sempre più allargando.
Sottoposti ad una “tempesta” di sintomi a 12 settimane dopo che erano stati dimessi, non riescono più a condurre la vita attiva che svolgevano prima di incorrere all’infezione da SARS-CoV-2: la fatica può essere definito un sintomo marginale rispetto a quelli neurologici come emicranie, intorpidimento delle mani e dei piedi.
Una disautonomia, il sistema nervoso autonomo (che regola l’attività di ghiandole e organi interni come il cuore, etc.) non funziona più come prima.
“Rimango sdraiato senza fiato lottando per la vita” ha dichiarato Coorey Coopersmith, consulente di fitness di 36 anni a Las Vegas.
E sì, tra i disturbi di questo malfunzionamento rientra la difficoltà respiratoria. Ma non è solo questa a preoccupare. Coopersmith non è più in grado di lavorare nonostante i test di laboratorio risultino normali, un medico gli aveva detto “La tua funzione polmonare è sorprendente”. Com’è possibile?
Arriva la svolta da un immunologo che ha eseguito dei test che indicavano una funzione bassa e anormale delle cellule immunitarie comprese le cellule B e le cellule T.
Un quadro clinico paragonabile a quello di un paziente con l’AIDS pur non avendola mai contratta.
Coopersmith aveva anche un battito cardiaco a riposo pari a 58 bpm, oggi – quando si alza durante la notte per andare in bagno – può avere una frequenza cardiaca che arriva a 200 bpm (sindrome da tachicardia ortostatica posturale).
Per dormire è costretto ad utilizzare una macchina che assiste la respirazione, l’ossigeno viene spingo nei suoi polmoni tramite una maschera facciale.
Il Dottor Anthony Fauci – direttore della BJM e dell’Istituto Nazionale di Allergia e Malattie Infettive – spiega: “Molti pazienti mostrano sintomi neurologici compatibili con encefalomielite mialgica/Sindrome da stanchezza cronica”.
Una diagnosi che richiede almeno sei mesi di sintomi e che ancora i pazienti ex Covid-19 non hanno raggiunto.
Bisognerà attendere per validare la “guarigione interrotta” da Coronavirus.
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