Coronavirus: le parole del Premio Nobel contro il lockdown
I lockdown finalizzati a prevenire il contagio da Coronavirus potrebbero causare più perdite che vantaggi. A dirlo è stato il dottor Michael Levitt, biofisico USA premio Nobel nel 2013 per la chimica. L’esperto in questione ha predetto quanto la Cina avrebbe raggiunto il picco della crisi.
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I blocchi? Un’arma molto smussata
Levitt, che non è un epidemiologo, ha sottolineato che, a suo avviso, i blocchi per il contenimento della pandemia si sono rivelati un’arma molto smussata. A suo avviso, la pandemia avrebbe potuto essere fermata adottando altre soluzioni, come per esempio l’utilizzo immediato di mascherine e altre forme di distanziamento sociale.
Levitt, che ha definito il lockdown una soluzione medievale, ha posto l’accento sul fatto che, a causa di queste misure, sono andate perse molte vite, come per esempio quelle delle vittime degli abusi domestici e la vita di chi, invece, ha scelto, per paura del contagio, di non richiedere assistenza medica per patologie diverse dal Covid-19.
Intervistato dal Telegraph, Michael Levitt ha specificato che, secondo il suo punto di vista, i danni sociali sono stati estremi. Come sopra ricordato, Levitt non è un epidemiologo. L’esperto ha analizzato la crescita del Coronavirus in 78 nazioni.
Secondo le sue indagini, il Coronavirus non sarebbe mai cresciuto in maniera esponenziale. A suo avviso, il caso della Cina è esemplificativo da questo punto di vista, con la crescita che, dai primi casi, ha perso man mano quota.
Nel pieno della crisi cinese, Levitt aveva previsto che il Paese avrebbe raggiunto un picco di casi pari a circa 80.000 unità. La realtà si è avvicinata molto alle sue proiezioni: la Cina, culla della pandemia di Coronavirus, ha infatti raggiunto poco più di 80mila casi (dati della John Hopkins University).
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