Coronavirus: il mistero dei pazienti che non guariscono
I medici di tutto il mondo hanno riportato numerosi casi di pazienti che sono rimasti positivi al Coronavirus anche dopo il recupero dai sintomi e che si sono infettati una seconda volta. In alcuni casi, li hanno visti tornare lamentando sintomi come diarrea, dolori muscolari o articolari, eruzioni cutanee.
La metà delle volte, come riferito dal Dottor Benjamin Davido dell’ospedale Raymond-Poincaré (regione di Parigi), questi pazienti sono risultati nuovamente positivi al Covid-19. L’esperto ha specificato, nella maggior parte dei casi, si tratta di soggetti giovani, soprattutto di sesso femminile.
Spesso, a detta del medico, i quadri clinici di queste persone sono contraddistinti dallo sviluppo di forme più intense della malattia. Questi fenomeni sono ancora poco noti, ma stanno destando forti preoccupazioni tra gli addetti ai lavori.
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Un grande problema per gli ospedali
Il quadro appena descritto è un grande problema per gli ospedali, ai quali è consentito dimettere i pazienti a seguito di due tamponi negativi. Da non dimenticare è anche l’impatto psicologico, con tante persone che non possono vivere in prima persona il sollievo di sentirsi dire che sono guariti.
A detta del Dottor Davido, è necessario abbandonare la politica dei test del tampone rinofaringeo. A suo avviso, con questa procedura non è possibile avere informazioni efficaci in merito alla presenza del virus nel corpo.
Il medico ha infatti fatto presente che, dopo un po’, il virus si deposita nei polmoni e non risulta più rilevabile. Entrando maggiormente nello specifico ha ricordato che, alla base dei casi di persone che risultano positive una seconda volta, potrebbe esserci una ‘liberazione’ di porzioni di virus morto nel corpo. Questo quadro non è assolutamente indicativo della contagiosità dei soggetti.
Davido ha fatto presente che molti casi di ricadute patologiche strane dei mesi pre pandemia potrebbero essere associati al Covid-19. La seconda e tanto temuta ondata, potrebbe essere formata proprio da queste persone che, per una seconda volta, ricevono la diagnosi di positività.
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