Coronavirus, è rischioso viaggiare in aereo? Cosa dice la Scienza
Il rinnovamento dell’aria ogni 3 minuti, l’adozione dei filtri Epe, il mantenimento della mascherina a bordo: tutte le precauzioni da adottare – dettate dal dpcm dell’11 giugno – per un viaggio in maggiore ‘sicurezza’.
Tuttavia, la domanda che richiede una risposta è: il coronavirus può diffondersi più facilmente sui voli delle compagnie aeree?
Dal mese di giugno i voli turistici sono stati concessi nonostante i pareri discordanti, diverse le frontiere riaperte ma due studi mostrano dei risultati vicini al pensiero comune: nessun viaggio è esente da rischi.
Viaggiare dopo il Coronavirus, gli studi
“La via di trasmissione più probabile durante il volo è la trasmissione di aerosol o goccioline dal caso 1, in particolare per tutte le persone sedute in business class”, affermano i ricercatori dell’Istituto Nazionale d’Igiene ed Epidemiologia di Hanoi.
Distanziare non protegge completamente eppure i vantaggi delle business class sono diverse: comodità e spazio, poltrone reclinabili. Il lusso è evidente così come il distanziamento al di sopra delle raccomandazioni.
I primi casi studiati dai ricercatori hanno come protagonisti due voli all’inizio della pandemia.
La prima storia tratta di due donne che hanno viaggiato per l’Europa mentre la pandemia da Coronavirus stava dirompendo.
Le mete erano Milano, Parigi e infine Londra.
Una di loro – dopo aver lasciato Londra – a 10 ore dal rientro ad Hanoi aveva infettato altre 15 persone a bordo, già durante il volo la donna presentava i sintomi da Coronavirus (mal di gola e tosse) e nessuno se n’era accorto.
Anche un altro gruppo di casi atterrato ad Hanoi il 2 marzo e proveniente da Londra era stato infettato.
In un altro viaggio i passeggeri che hanno attraversato il cielo da Boston a Hong Kong hanno infettato due assistenti di volo.
Questi casi si sono presentati perché ancora all’inizio della pandemia non erano state adottate tutte le precauzioni necessarie come l’uso della mascherina sul viso.
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I ricercatori raccontano una seconda storia: “Una donna d’affari proveniente da Vietnam che abbiamo identificato come il probabile caso indicativo aveva sede a Londra dall’inizio di febbraio”.
“Il 22 febbraio il caso 1 e sua sorella sono tornati a Milano, in Italia, e successivamente si sono recate a Parigi, in Francia, per l’annuale settimana della moda prima di tornare a Londra il 25 febbraio” hanno scritto gli studiosi sulla rivista Emerging Infectious Diseases.
In quel momento i casi si diffondevano in Italia ma pochi erano ancora in Gran Bretagna: la donna è poi salita su un volo per l’Hanoi l’1 marzo, “era seduta in business class, è andata in ospedale 3 giorni dopo l’atterraggio ed è risultata positiva al Covid-19”, aggiungono i ricercatori, altre 15 persone sono state infettate.
I ricercatori concludono: “Il rischio per la trasmissione a bordo di SARS-CoV-2 durante i voli lunghi è reale e ha il potenziale per creare cluster Covid-19 di dimensioni notevoli, anche in ambienti di business class con spaziosi posti a sedere ben oltre la distanza stabilita utilizzata per definire il contatto ravvicinato sugli aeroplani”, ha scritto il team di Khanh.
Anche un altro caso in cui una coppia è volata da Boston a Hong Kong in business class il 9 marzo era risultata positiva infettando altre persone a bordo, compresi 2 assistenti di volo.
“Il sequenziamento genetico ha collegato tutti i casi descritti. I genomi virali erano identici al 100% in tutti i pazienti”, hanno scritto Watson-Jones et al. della London School of Hygiene & Tropical Medicine in un secondo rapporto negli Stati Uniti.
Viaggiare in aereo in tempo di Coronavirus richiede molta prudenza e l’attuazione di tutte le precauzioni necessarie al fine di ridurre i rischi già alti di contrarre il Covid-19 a bordo di un aereo.
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