Claudicazione intermittente: cos’è, cause e trattamento
La claudicazione, dal latino claudicare che significa zoppicare, generalmente indica un dolore o una debolezza muscolare della gamba che interferisce con la normale deambulazione e si ferma quando è a riposo.
Claudicazione intermittente: sintomi
La claudicazione intermittente si manifesta in una parte specifica della gamba sotto forma di crampo, con dolore che aumenta con lo sforzo e che scompare rapidamente quando ci si ferma. Il dolore si avverte più spesso nel polpaccio, più raramente nella coscia, nella natica o nel piede.
Claudicazione intermittente: cause
La claudicazione intermittente è associata a un insufficiente apporto di sangue verso un gruppo muscolare in relazione a un aumento della domanda metabolica che porta all’acidosi. La causa più comune di questa ischemia è l’arteriopatia cronica. Si parla, quindi, di claudicazione vascolare intermittente.
Tuttavia, altre cause possono provocare gli stessi sintomi:
- Claudicazione articolare: reumatismi degenerativi del lombare, dell’anca o del ginocchio o patologia del piede.
- Claudicazione neurologica: compressione del midollo spinale o delle radici dei nervi all’interno della colonna vertebrale che impedisce agli impulsi nervosi di raggiungere i muscoli dopo un certo sforzo. Questa patologia è talvolta associata a lombalgia o sciatica.
Claudicazione intermittente: trattamento
In assenza di trattamento, l’evoluzione delle claudicazioni intermittenti è generalmente sfavorevole, con sintomi che persistono o addirittura peggiorano (dolore, paralisi) e che possono persino comparire anche a riposo.
Il trattamento consiste nel migliorare la circolazione nell’arteria in questione, sia con farmaci (agenti antipiastrinici, pentossifillina o cilostazolo), sia mediante angioplastica (inserimento di un palloncino nell’arteria per allargarlo) o tramite un intervento chirurgico. Si consiglia, inoltre, ai pazienti di migliorare il proprio stile di vita (smettere di fumare, moderata attività fisica, dieta equilibrata, ecc.) al fine di ridurre i fattori di rischio cardiovascolare.