Cinema e salute, “A un metro da te” su Prime Video, la recensione del film
Un film d’impatto ed emotivamente coinvolgente. Colpisce così “A un metro da te“, il lungometraggio diretto da Justin Baldoni e distribuito da Notorius Pictures, disponibile su Prime Video.
Ad ostacolare l’amore dei due giovani Cole Sprouse e Haley Lu Richardson, nei panni di Will e Stella, è la fibrosi cistica (FC), una malattia genetica grave che coinvolge l’apparato respiratorio e digerente.
“A un metro da te”, l’amore oltre la malattia
La forza attrattiva che spinge i due giovani protagonisti del film ad innamorarsi non è certo solamente quella fisica: entrambi, Will e Stella, sofferenti di fibrosi cistica, si legano l’uno all’altra per la forza e il coraggio che riescono ad infondersi, per le alternative che trovano pur di ‘sentirsi’ vicini: difatti, il protocollo dell’Ospedale in cui sono ricoverati non gli permette una vicinanza di meno di 2 metri che loro accorceranno ad un metro.
Una soglia di respiro tra i due, emozionati nel toccarsi anche solamente tramite un bastone che li unisce, la capacità di sentire il tocco dell’altro solamente con i sensi del cuore.
Will non può e non deve rischiare di trasmetterle il batterio che ha nel suo corpo, né di compromettere la loro terapia sperimentale, né tantomeno mettere a rischio la loro vita. Perché di fibrosi cistica si muore, sono l’apparato respiratorio, digerente e riproduttivo ad essere compromessi.
Ma l’amore va oltre la malattia, non si lascia ostacolare dai muri di un ospedale, il sentimento si espande oltre le camere di un reparto, avvolge l’ossessione di Stella e la rabbia di Will. Entrambi incerti del loro futuro, entrambi spettatori di una vita che non li rende protagonisti se non della loro difficile storia d’amore. Non mancheranno momenti di nervosismo, di tensione tra i due: la fibrosi cistica rende inermi, non esiste una cura unica e definitiva.
L’unica soluzione è trovare la forza dentro e gli strumenti per andare avanti e Will e Stella l’hanno trovata vivendo il loro amore platonico fatto di sguardi, parole e un contatto mediato anche dalla tecnologia.