Cannabis e infarto del miocardio, c’è un collegamento?
Il collegamento che in pochi si aspetterebbero è quello che è emerso da una ricerca condotta dal Canadian Medical Association Journal che ha coinvolto migliaia di adulti tra i 18 e i 44 anni: fumare una canna aumenta il rischio d’infarto? La risposta è affermativa, i giovani fumatori di cannabis possono avere maggiori probabilità di sviluppare un infarto del miocardio.
La cannabis e l’impatto sulla salute del nostro cuore
“Il consumo di cannabis è in aumento tra i giovani, ma si sa poco dei suoi effetti sulla salute del cuore“, spiegano i ricercatori nel preambolo del loro studio. Eppure, le voci che circolano sono piuttosto contrastanti tra loro. In molti consumano la cannabis certi dei loro effetti benefici sul corpo e per comprendere meglio la correlazione tra cannabis e cuore diversi scienziati canadesi hanno analizzato i dati sanitari di 33.173 giovani adulti.
Secondo la loro ricerca, l’1,3% degli intervistati afferma di aver sviluppato un infarto del miocardio dopo aver consumato cannabis almeno una volta nei trenta giorni precedenti. Lo 0,8% del panel avrebbe anche sviluppato un infarto del miocardio, senza però aver consumato cannabis.
Questa differenza (quasi da singola a doppia) potrebbe evidenziare un legame finora insospettato o quantomeno sottovalutato.
Il rischio di aritmia
Come sottolinea la CNN, lo studio non esamina direttamente gli effetti della cannabis, poiché altre ricerche l’hanno già esaminata e hanno già dimostrato che può aumentare il rischio di aritmie.
“L’esposizione frequente e prolungata alla cannabis può causare una discrepanza tra il fabbisogno e l’apporto di ossigeno (…) e può fungere da potenziale innesco per un infarto“, ricorda il dott. Karim Ladha., Università di Toronto.
Nel dicembre 2020, le Nazioni Unite hanno riconosciuto l’utilità medica della cannabis e l’hanno rimossa dalla “Programma IV”: una rigida lista di controllo che includeva droghe come eroina e cocaina. Ma allo stesso tempo, l’organizzazione ha sottolineato che la sostanza risulta essere ancora dannosa.