Cancro alla prostata, attenzione all’acqua del rubinetto: la scoperta
Uno studio ha rilevato una possibile associazione tra l'assunzione a lungo termine di nitrati e trihalometani presenti nell'acqua potabile e il rischio di sviluppare il cancro alla prostata.
Il nitrato ingerito durante l’età adulta attraverso l’acqua del rubinetto e l’acqua in bottiglia potrebbe essere un fattore di rischio per il cancro alla prostata, soprattutto nel caso di tumori aggressivi e negli uomini più giovani.
Lo suggerisce uno studio condotto in Spagna e guidato dall’Istituto di Salute Globale di Barcellona (ISGlobal), centro promosso dalla Fondazione “la Caixa”. I risultati di questo lavoro scientifico sono stati pubblicati in Environmental Health Perspectives.
La ricerca indica anche un ruolo importante della dieta. Il team di ricerca ha, infatti, scoperto che mangiare una quantità sufficiente di fibre, frutta e verdura o vitamina C potrebbe ridurre questo effetto negativo del nitrato nell’acqua potabile.
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Il nitrato e i trialometano (THM) ingeriti attraverso l’acqua
Lo scopo dello studio era valutare se esistesse una relazione tra l’assunzione di nitrato e trialometano (THM) attraverso l’acqua potabile e il cancro alla prostata. Sia il nitrato che i THM sono due dei contaminanti più comuni dell’acqua potabile. Il nitrato presente nell’acqua proviene dai fertilizzanti e dagli escrementi dell’agricoltura e dell’allevamento intensivi. La pioggia lo trascina fino alle falde acquifere e ai fiumi.
“È un composto che fa parte della natura, ma abbiamo alterato il suo ciclo naturale”, spiega Cristina Villanueva, ricercatrice di ISGlobal specializzata in inquinamento dell’acqua. Ora si studia se una esposizione al nitrato sostenuta nel corso della vita adulta possa portare allo sviluppo di un cancro.
I THM sono, invece, sottoprodotti della disinfezione dell’acqua, ovvero composti chimici che si formano dopo la disinfezione dell’acqua per il consumo, generalmente con cloro. A differenza del nitrato, il cui unico modo di ingresso è l’ingestione, i THM possono anche essere inalati e assorbiti attraverso la pelle mentre ci si lava o si va in piscina. L’esposizione a lungo termine ai THM è stata associata a un maggior rischio di cancro alla vescica, ma fino ad oggi le evidenze della loro relazione con altri tipi di cancro sono state molto limitate.
Cancro alla prostata ed esposizione a lungo termine a nitrati e THM nell’acqua potabile
Per valutare la possibile associazione tra il cancro alla prostata e l’esposizione a lungo termine al nitrato e ai THM nell’acqua potabile, un team di ricerca guidato da ISGlobal ha studiato 697 casi di cancro alla prostata in ospedali spagnoli tra il 2008 e il 2013 (di cui 97 presentavano tumori aggressivi), così come altri 927 uomini tra i 38 e gli 85 anni che non erano stati diagnosticati con il cancro al momento dello studio e che hanno servito come gruppo di controllo.
Conoscendo dove queste persone avevano vissuto e il tipo di acqua (dal rubinetto, in bottiglia o, in alcuni casi, di pozzo) e la quantità di acqua che avevano bevuto durante la loro vita, si è stimata la media di nitrato e trialometano a cui ogni partecipante sarebbe stato esposto a partire dai 18 anni. Le stime sono state effettuate a partire dai dati disponibili provenienti dai controlli dell’acqua potabile effettuati dai comuni o dalle aziende concessionarie, dagli analisi effettuate sulle acque in bottiglia dei marchi più distribuiti e dalle medie regionali dei livelli di contaminazione in diversi punti della Spagna alimentati da acque sotterranee.
Ebbene, quanto maggiore è stata l’assunzione di nitrato, maggiore è stata l’associazione con il cancro alla prostata. I partecipanti con assunzioni più elevate di nitrato attraverso l’acqua (più di 14 mg/d in media nel corso della vita) avevano una probabilità moltiplicata per 1,6 di sviluppare un cancro alla prostata di basso o medio grado, e moltiplicata per quasi 3 la probabilità di sviluppare un tumore alla prostata aggressivo, rispetto ai partecipanti con assunzioni di nitrato più basse (meno di 6 mg/d in media nel corso della vita).
“È stato suggerito che i tumori alla prostata aggressivi e, quindi, con prognosi peggiore, hanno cause etiologiche diverse dai tumori a crescita lenta con un corso indolente, e i nostri risultati confermano questa possibilità”, spiega Carolina Donat-Vargas, ricercatrice di ISGlobal e prima autrice dello studio. La ricercatrice sottolinea anche che “i rischi associati all’assunzione di nitrato attraverso l’acqua sono già evidenti a consumi di acqua con livelli al di sotto dei massimi consentiti dalle direttive europee, ovvero 50 mg di nitrato per litro d’acqua”.
Bere acqua non implica che si possa sviluppare un cancro
Le autrici, tuttavia, precisano che si tratta di una prima evidenza che dovrà essere confermata con nuovi studi, per cui c’è ancora molta strada da fare prima di poter parlare di una relazione di causalità. “Esporsi ai nitrati attraverso l’acqua potabile non implica che si svilupperà un cancro alla prostata”, precisa Carolina Donat-Vargas. “Ciò che ci aspettiamo è che questo studio, insieme ad altri, possa contribuire a rivedere i livelli consentiti di nitrato nell’acqua in modo che garantiscano che non implicano un rischio per la salute umana”, aggiunge.
D’altra parte, mentre i THM ingeriti non sono stati associati al cancro alla prostata, i livelli di THM nell’acqua corrente residenziale lo sono stati, suggerendo che l’inalazione e l’esposizione cutanea potrebbero avere un peso significativo nell’esposizione totale. Sono necessari ulteriori studi che quantifichino adeguatamente l’esposizione ai THM attraverso le diverse vie per poter trarre conclusioni solide.
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