Cancro delle vie biliari: quali sono i campanelli d’allarme? 

Il cancro delle vie biliari, secondo recenti studi statistici, è in aumento. Conosciamo meglio i campanelli d'allarme.

E’ una patologia detta “silente”, perché spesso i sintomi si manifestano quando ormai si trova in una fase avanzata ed è difficile intervenire in maniera risolutiva.

Stiamo parlando del cancro delle vie biliari, una malattia, che secondo recenti studi statistici, è in aumento. Conoscerla, soprattutto dal punto di vista sintomatologico, può aiutare ad “intercettarla” in tempo utile a mettere in campo terapie efficaci.

Le vie biliari

Innanzitutto è da precisare che le vie biliari non sono altro che il sistema di trasporto della bile. Questo liquido, prodotto dalle cellule del fegato e convogliato nelle vie biliari attraverso vasi, viene concentrato nella cistifellea ed infine riversato nell’intestino tenue per favorire la digestione dei lipidi alimentari (più comunemente conosciuti come grassi).

Le vie biliari sono intraepatiche ed extraepatiche.

Un tumore delle vie biliari può svilupparsi in qualsiasi tratto interno o esterno al fegato.

Il sistema delle vie biliari è un insieme di dotti di diverse dimensioni che raccolgono la bile e confluiscono in rami sempre maggiori, fino a dare origine a un dotto destro e a un dotto sinistro, che si congiungono in un dotto comune che emerge dal fegato, chiamato dotto epatico.

I tumori delle vie biliari sono più conosciuti come colangiocarcinomi.

Il colangiocarcinoma, i diversi tipi

I colangiocarcinomi possono essere di diversi tipi, in base alla loro localizzazione.

In caso di tumore che si manifesta in un tratto delle vie biliari interno al fegato si parla di colangiocarcinoma intraepatico, mentre in caso di sviluppo esterno, cioè dal dotto che convoglia la bile fino all’intestino (coledoco), si parla di colangiocarcinoma extraepatico.

I colangiocarcinomi intraepatici si manifestano come masse tumorali all’interno del fegato; quelli extraepatici, invece, tendono ad occludere i dotti biliari di grosse dimensioni.

Esiste poi il colangiocarcinoma perilare (o tumore di Klatsin), che si sviluppa nella regione ilare dei dotti extraepatici; quest’ultima è l’area in cui i dotti biliari destro e sinistro in uscita dal fegato si uniscono a formare il dotto epatico comune.

Infine il colangiocarcinoma distale: si sviluppa nella regione distale dei dotti extraepatici; si tratta dell’area in cui il dotto biliare comune allaccia rapporti con il dotto pancreatico, prima di raggiungere il piccolo intestino. In pratica questo tumore si forma nell’ultimo tratto delle vie biliari extraepatiche.

Anche nel caso dei tumori delle vie biliari la forma più comune è l’adenocarcinoma.

Incidenza nella popolazione

I tumori di colecisti e vie biliari rappresentano l’1,2% circa del totale dei tumori diagnosticati negli uomini e l’1,7% di quelli diagnosticati nelle donne.

Sono quindi più frequenti nelle donne e l’incidenza aumenta con l’avanzare dell’età: è quasi nulla prima dei 40 anni e raggiunge i valori massimi oltre i 65 anni. I numeri confermano che 2 pazienti su 3 hanno un’età maggiore di 65 anni.

E’ un tumore maligno abbastanza raro: secondo le statistiche, in Occidente, avrebbe un’incidenza di 1 o 2 casi ogni 100mila persone.

La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è ancora, purtroppo, piuttosto bassa: 17% circa negli uomini e 15% nelle donne.

Cause e fattori di rischio

Attualmente non sono conosciute le cause precise del colangiocarcinoma. Come altri tumori maligni di tipo solido, è frutto di un lento accumulo, da parte della cellula da cui poi trae origine, di mutazioni genetiche che alterano i normali processi di riproduzione e crescita cellulare.

La comunità scientifica internazionale ha tuttavia individuato diversi fattori che possono favorire l’insorgenza di questa malattia: colangite sclerosante primaria (una malattia infiammatoria cronica che causa stenosi dei dotti biliari intraepatici e successivamente cirrosi epatica e insufficienza epatica); cisti e altre anomalie congenite dei dotti biliari; colite ulcerosa; esposizione a sostanze chimiche o tossine; infezioni parassitarie del fegato.

Altri fattori associati, sebbene in maniera meno rilevante, a un rischio maggiore di sviluppare un colangiocarcinoma sono: epatite B ed epatite C; sindrome di Lynch; diabete mellito; sovrappeso ed obesità; alcolismo; fumo di sigaretta.

Sintomi e campanelli d’allarme

Il cancro alle vie biliari è una malattia subdola che si palesa con sintomi e segni solo quando la malattia è già in fase avanzata.

Il sintomo più caratteristico del colangiocarcinoma è l’ittero. A questo possono associarsi prurito cutaneo, feci chiare ed urine scure, perdita di appetito e perdita di peso, stanchezza persistente e senso di malessere generale, dolore e gonfiore addominale, febbre a 38° o superiore.

Diagnosi e tecniche utilizzate

Ovviamente la diagnosi precoce è molto importante.

Il primo passo da fare consiste nelle analisi del sangue per misurare anche i livelli di CEA e CA19-9, che vengono utilizzati come marcatori tumorali.

Tra le tecniche diagnostiche più utilizzate si annoverano l’ecografia addominale, la tomografia computerizzata e la risonanza magnetica, oltre a tecniche che permettono di effettuare, tramite un endoscopio (un piccolo tubo flessibile che viene inserito dalla bocca) ecoendoscopia, colangioscopia e colangioecografia per effettuare un’ecografia interna e visualizzare meglio le strutture di interesse. Infine la biopsia consente di prelevare una porzione di tessuto per lo studio delle cellule tumorali.

Il trattamento della malattia dipende dallo stadio e dal grado della stessa, per cui i medici opteranno tra chirurgia, chemioterapia o radioterapia.

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