10 milioni di vite a rischio, tutta colpa della resistenza agli antimicrobici
La crescente resistenza agli antimicrobici rappresenta una sfida cruciale per la salute mondiale, richiedendo interventi coordinati e sostenibili.
Secondo le stime, nel 2050 potrebbero raggiungere i 10 milioni i decessi causati da infezioni non trattabili, un numero superiore a quello delle morti per cancro.
“L’antimicrobico resistenza è una delle sfide attuali più gravi per la salute a livello globale”, ha dichiarato Fabrizio Gemmi, coordinatore dell’Osservatorio per la Qualità ed Equità dell’Agenzia Regionale di Sanità Toscana, nel corso della nona edizione del Forum Sistema Salute alla Leopolda di Firenze. Questo fenomeno rappresenta la capacità dei microrganismi di sviluppare resistenza agli agenti antimicrobici, complicando il trattamento delle infezioni e mettendo a rischio la salute di milioni di persone.
L’uso eccessivo degli antibiotici
Gemmi ha sottolineato come l’abuso di antibiotici in campo medico, veterinario e agricolo sia un fattore chiave nell’emergere dell’antimicrobico resistenza, favorendo la selezione di ceppi resistenti. “Affrontare questo fenomeno richiede un approccio globale che include la promozione di pratiche di prescrizione responsabili, la ricerca di nuovi antimicrobici e strategie preventive, come la vaccinazione e il miglioramento delle pratiche igieniche”, ha spiegato.
Un approccio di ‘Planetary Health’
L’esigenza di un intervento coordinato ha portato, secondo Gemmi, all’adozione del paradigma della Planetary Health, che considera la salute umana, ambientale ed economica come elementi interconnessi. “Questo paradigma riconosce che la salute del pianeta e quella delle persone sono interconnesse e che i cambiamenti ambientali, sociali ed economici possono influenzare la diffusione delle malattie e la resistenza agli antimicrobici”, ha aggiunto.
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Successi e sfide in Italia
L’attenzione a un uso sostenibile degli antimicrobici ha portato miglioramenti anche in Italia, dove si registrano progressi nelle resistenze di alcuni batteri, in particolare in Toscana. Gemmi ha evidenziato che “tra gli enterobatteri la resistenza ai carbapenemi in ‘Klebsiella pneumoniae’ passa dal 37% del 2017 al 20% del 2023, mentre quella ai fluorochinoloni in ‘Escherichia coli’ diminuisce dal 51% al 32%”.
Le azioni in corso
Per ottenere questi risultati, ha sottolineato Gemmi, sono state messe in atto azioni mirate come il monitoraggio dell’antimicrobico resistenza attraverso la rete dei laboratori di Microbiologia e il Piano nazionale di contrasto alla antibiotico-resistenza. Tuttavia, altre forme di resistenza, come negli enterococchi e in Pseudomonas, mostrano un andamento ancora incerto, dimostrando che “c’è ancora molto da fare per contrastare efficacemente questo fenomeno a livello mondiale”.
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