Ambulanza sotto scorta: come si procede quando il paziente è un detenuto
Ci si può trovare, a volte, a doversi imbattere nella situazione di dover trasportare in ambulanza un detenuto, con particolari necessità, presso altra destinazione, sia essa un ospedale, un tribunale, un altro Istituto Penitenziario piuttosto che di rientro magari dimesso dal pronto soccorso o da un reparto.
Qual è l’intero iter di questa tipologia di intervento programmato? A cosa si deve prestare particolare attenzione? Come ci si comporta? A queste e ad altre domande, si troverà risposta in questo articolo.
La volta scorsa abbiamo visto cosa succede contestualmente ad una chiamata effettuata al 118, se te lo sei perso o vuoi rileggerlo, trovi l’articolo cliccando qui.
Vediamo allora come funziona un trasporto del genere: l’Istituto Penitenziario invia un’apposita richiesta specificando data, orario, la necessità di un’ambulanza e di un preciso equipaggio (ad esempio solo autista soccorritore ed infermiere nei casi in cui non ci sia l’esigenza di un medico o un soccorritore) ma non della destinazione; per quest’ultima, infatti, verrà soltanto definito che sarà un percorso provinciale, regionale o nazionale, il tutto per ovvie misure di sicurezza. Inoltre, verrà anche richiesto il nominativo dell’equipaggio che sarà operativo in quell’intervento, per procedere con il controllo preventivo di garanzia.
Generalmente si tende, comunque, a preferire l’invio di un’ambulanza con porta comunicante tra la cabina di guida ed il vano sanitario, questo per agevolare un tempestivo intervento in eventuali situazioni di necessità che dovessero incombere durante il tragitto, evitando così la fermata obbligatoria del mezzo (a meno che non sia strettamente inevitabile) e l’uscita degli occupanti dalla cabina di guida per raggiungere il portellone laterale o posteriore per l’entrata nel vano sanitario.
Giunta, quindi, l’ambulanza presso la guardiola dell’Istituto Penitenziario, nella data ed all’ora indicata nella richiesta, ha il permesso per oltrepassarla e fermarsi. L’equipaggio ora rimane all’interno dell’ambulanza fino a quando gli Agenti di Polizia Penitenziaria, avvicinandosi, chiederanno i loro documenti (l’autista soccorritore fornirà la patente) e dopo il controllo, se positivo, dovranno anche consegnare i propri cellulari che saranno riposti dentro apposite cassette di sicurezza e verranno aperte le porte così che l’ambulanza, con l’equipaggio al suo interno, potrà entrare nell’Istituto Penitenziario parcheggiando dove indicato dagli Agenti.
Non appena si ha l’autorizzazione, l’equipaggio può finalmente scendere dal mezzo e iniziarsi a preparare; vengono anche definiti vari dettagli insieme agli Agenti di Polizia Penitenziaria e si procede entrando e fermandosi poi in un’apposita sala; sarà infatti qui che il detenuto, naturalmente insieme ad altri Agenti, raggiungerà l’equipaggio se in grado di deambulare, oppure in sedia a rotelle. Nel caso in cui, diversamente, il detenuto non fosse in grado di farlo, sarà l’equipaggio a raggiungerlo direttamente in cella.
Ad ogni modo, presi i parametri vitali e controllata la cartella clinica, ci si confronta con il medico dell’Istituto e, caricato il paziente sulla barella, ci si dirige verso l’ambulanza e si attende l’autorizzazione per la partenza. Nel frattempo, l’ambulanza sarà raggiunta da altri mezzi della Polizia Penitenziaria che viaggeranno come scorta durante il suo trasferimento.
Ad autorizzazione ricevuta, due agenti saliranno a bordo dell’ambulanza; uno si accomoderà avanti nella cabina di guida mentre, l’altro, dietro nel vano sanitario e si partirà dopo aver preso i documenti ed i cellulari dalle cassette di sicurezza.
In base alla pericolosità della situazione stessa, valutata in relazione al peso criminale del detenuto, alla sua pena, etc.. i mezzi della Polizia Penitenziaria che scorteranno l’ambulanza potranno essere a discrezione da un minimo di uno ad un massimo non definito. Qualora sia uno solo, viaggerà seguendo l’ambulanza, altrimenti uno o più la precederanno mentre gli altri la seguiranno. Per quanto riguarda il numero di uomini, saranno da un minimo di quattro ad un massimo, anche in questo caso, non definito.
Durante tutto il viaggio, si dovrà avere cura che nessun altro veicolo si metta tra l’ambulanza ed i mezzi della Polizia Penitenziaria; sulle strade ad almeno due corsie per senso di marcia, sempre a discrezione come sopra, può essere necessario che uno o più mezzi della Polizia Penitenziaria si metta fissa, procedendo per tutto il cammino, sulla corsia di sorpasso vietandone così la percorrenza ad altre vetture.
E se si deve, per qualsiasi ragione, sorpassare un veicolo? La manovra di sorpasso, viene segnalata dal primo mezzo che precede tutti gli altri azionando l’indicatore di direzione e, contestualmente, via via lo seguiranno i successivi fino all’ultimo in coda che, al momento maggiormente opportuno, procederà ad occupare la corsia di sorpasso liberando, quindi, tutta la strada avanti a se e consentendo, a ruota, di prendere in sicurezza la corsia di sorpasso a tutti i mezzi che lo precedono.
Quando ci si trova in prossimità, questa volta, di un incrocio, potrebbe risultare necessario l’utilizzo della tecnica cosiddetta “ad elastico” dove, ipoteticamente, il primo mezzo che precede tutti, in funzione definita “apripista”, accelera e blocca l’incrocio stesso fino a quando l’avranno attraversato tutti per poi ripartire anch’esso e raggiungere gli altri.
Terminato il trasferimento e successivamente alla redazione di un’apposita relazione di servizio, tutti i mezzi possono fare rientro autonomamente. Facciamo, infine, alcuni doverosi appunti per completezza d’informazione:
- nel corso di tutto il trasferimento, ogni mezzo è sempre in costante e reciproco contatto radio e/o telefonico oltre che GPS;
- la Polizia Penitenziaria è collocata alle dipendenze del Ministero della Giustizia, Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria;
- il tragitto da percorrere viene attentamente elaborato secondo diversi protocolli di sicurezza e, nel caso, anche modificato durante lo svolgimento;
- l’abilità dell’autista soccorritore è, anch’essa, fondamentale per il buon andamento dell’intero servizio, dovendo prestare particolare cura nella guida sia in relazione del paziente e degli occupanti, che nella percorrenza ravvicinata con tutti i mezzi della scorta e prevedendone ogni manovra (anche potenzialmente rapida ed improvvisa) individuando una velocità adeguata altresì alle condizioni atmosferiche, stradali ed al traffico veicolare, preoccupandosi poi, allo stesso tempo, di mantenere, nonché garantire, un comfort di marcia elevato e professionale.
Eugenio De Fazio – Autista Soccorritore 118