Alzheimer e sonno interrotto: trovato collegamento
Dormire serenamente è fondamentale non solo per sentirsi bene il giorno dopo ma anche perché protegge dalla demenza.
Nuove ricerche in tal senso, infatti, sono state presentate di recente alla Conferenza Internazionale dell’ Alzheimer Association che si è svolta a Londra.
Tre studi condotti dai ricercatori del Wheaton College, infatti, hanno trovato significativi collegamenti tra i disturbi respiratori che interrompono il sonno e l’accumulo di biomarcatori per la malattia dell’Alzheimer.
Di conseguenza, intervenire con terapie e macchinari ad hoc potrebbe contribuire a ridurre il rischio di demenza o a rallentarne il suo progresso.
Le persone con il respiro disordinato nel sonno ripetono episodi di ipopnea e apnea durante il sonno.
La forma più comune, l’apnea ostruttiva del sonno (OSA), si verifica in circa 3 uomini su 10 e 1 donna su 5, secondo l’Alzheimer Association.
L’OSA si verifica quando la via aerea superiore si chiude completamente o parzialmente, mentre gli sforzi per respirare continuano e può svegliare una persona anche 50 – 60 volte a notte, interrompendo le fasi necessarie per una dormita come si deve.
L’apnea ostruttiva del sonno, di norma, comincia in età media, prima che compaiano i segni clinici dell’Alzheimer.
Nel dettaglio, in uno studio che ha coinvolto 516 adulti dallo stato cognitivo normale, in quelli con respirazione disordinata del sonno è stato riscontrato un aumento notevole dei depositi di beta-amiloide durante un periodo di tre anni.
E ciò era vero indipendentemente dal fatto che i partecipanti avessero il gene ApoeE4, considerato fattore di rischio per l’Alzheimer.
Un secondo studio, inoltre, ha scoperto l’associazione tra l’OSA e gli aumenti di accumulo di amiloide nelle persone anziane con decadimento cognitivo lieve (MCI) e in un terzo è stata trovata un’associazione sia nei soggetti normale che in quest’ultimi.
Si trattano dei primi due studi longitudinali che hanno osservato il rapporto tra i disturbi del sonno e i biomarcatori comunemente associati all’Alzheimer, come sostenuto dalla ricercatrice Megan Hogan.
“Durante il sonno – ha detto – quando il cervello ha il tempo di eliminare le tossine che si sono accumulate nel corso della giornata, il sonno interrotto può dargli meno tempo per raggiungere il suo obiettivo“.
Inoltre, la deprivazione ripetuta di ossigeno al cervello che si verifica durante l’apnea può contribuire altresì all’accumulo di amiloide, poiché l’ossigeno regola un enzima che svolge un ruolo nella creazione degli stessi.
Non è chiaro se la relazione tra apnea e demenza sia causale ma curare il sonno sarebbe importante per prevenire l’Alzheimer.