Alzheimer e consapevolezza: chi è malato se ne rende conto?

Spesso ci si chiede se chi soffre di Alzheimer sia in grado di rendersi conto del suo stato. Dipende dallo stadio della malattia. Cerchiamo di capirne di più.

Cancella i ricordi ma non soltanto. La malattia di Alzheimer è un tipo di demenza, un lento e progressivo declino della funzione mentale che include memoria, pensiero, ragionamento e capacità di apprendimento.

Spesso ci si chiede se chi soffre di Alzheimer sia in grado di rendersi conto del suo stato.

Cerchiamo di capirne di più.

La malattia di Alzheimer nel mondo e in Italia

Con l’invecchiamento della popolazione, aumenta il numero di persone che soffrono di demenze la cui forma principale è la malattia di Alzheimer. I malati di Alzheimer in Italia rappresentano oggi una consistente parte della popolazione anziana: ogni anno viene monitorata l’epidemiologia per riuscire a offrire a chi ne soffre e alle loro famiglie il supporto di cui hanno bisogno.

Come riporta il Ministero della Salute in merito all’epidemiologia sulle demenze, i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) evidenziano che nel mondo ci sono oltre 55 milioni di persone affette da demenza – una delle patologie primarie che rendono gli individui non autosufficienti. Le prospettive future non sono delle più rosee: entro il 2030 si stima che a livello mondiale tale numero salirà a 78 milioni.

Come già detto, i malati di Alzheimer sono preponderanti tra chi soffre di demenza.

Quale è la situazione in Italia? Secondo l’Osservatorio delle demenze, coordinato dall’ISS, sono circa 1.100.000 le persone che in Italia soffrono di demenza, e di questi il 50-60% soffrono di Alzheimer pari a circa 600 mila anziani.

La comunicazione della diagnosi

Per le famiglie la diagnosi di Alzheimer è ovviamente un trauma. Occorre, come si legge sul sito internet della Federazione Alzheimer Italia, prendere una serie di decisioni importanti, ad esempio come informare il malato della sua patologia.

Negli anni si è diffuso un orientamento diventato poi quello attuale: bisogna informare la persona malata della diagnosi che la riguarda.

Molte volte la persona malata non si rende conto di avere dei problemi, motivo per cui spesso si arriva alla diagnosi su sollecitazione dei familiari.

Alcuni pazienti affetti da Alzheimer, alla scoperta della diagnosi, possono reagire manifestando depressione o chiusura in se stessi.

Sapere di essere affetti da demenza, tuttavia, e capire quali saranno le conseguenze di questa patologia, permette a una persona di programmare al meglio gli anni di relativo buon funzionamento mentale che le rimangono e di prendere decisioni importanti, come le decisioni finanziarie, stabilire chi dovrà prendersi cura della propria persona o scegliere di contribuire alla ricerca scientifica.

In merito al modo di informare il malato della sua patologia, molto dipende dal carattere di chi è affetto da Alzheimer e dallo stadio della malattia.

Per alcune persone è meglio saperlo dagli affetti più cari, come i figli, per altre da un medico specialista che potrà spiegare le varie fasi della malattia di Alzheimer.

Le reazioni

Le reazioni alla malattia dipendono dal paziente.

Alcune persone sono in grado di capire che cos’è la malattia, come evolve e quali conseguenze può avere sulla vita quotidiana, mentre altri possono riconoscere soltanto una malattia che comporta la perdita della memoria. Sarebbe importante trovare un medico capace di adeguare la spiegazione al grado di comprensione del malato e della sua famiglia, come pure di prospettare eventuali soluzioni dei problemi.

Il malato di Alzheimer non di rado sperimenta sentimenti di rabbia, paura e senso di colpa perché non vuol essere un peso per gli altri.

In questa fase è fondamentale che le famiglie abbiano il giusto supporto, magari entrando a far parte di gruppi di familiari che si aiutano reciprocamente a convivere con la malattia.

Le emozioni della famiglia

Le famiglie dei malati di Alzheimer devono poi, cosa tutt’altro che semplice, imparare a gestire le proprie emozioni, che possono essere di tipo diverso.

Si può essere inclini a ignorare i propri sentimenti per focalizzare tutta l’attenzione sul malato, con l’idea di dover fare ogni cosa possibile per rendergli la vita meno difficile. D’altra parte, la comunicazione della diagnosi può a volte essere motivo di sollievo, perché fornisce una spiegazione di comportamenti che erano motivo di ansie e paure (come cattiveria, disinteresse o aggressività).

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La consapevolezza

La consapevolezza di un malato di Alzheimer circa il proprio stato dipende dallo stadio della malattia. All’inizio, può accadere che chi è malato cerchi di nascondere agli altri le sue difficoltà.

Alla famiglia spetta il difficile compito di captare questi segnali.

Può essere molto utile ricorrere ad uno psicologo o psicoterapeuta.

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