Vibrione del colera nelle cozze. Allarme del Ministero della Salute
Cozze vive contaminate da Vibrio cholerae che sarebbero state già immesse sull’intero mercato nazionale. E’ delle ultime ore la notizia di una nuovo allerta alimentare che, questa volta, non riguarda i temibili batteri Escherichia Coli o la Salmonella.
Il lotto di cozze vive contaminate che riguardano non solo la Grande distribuzione ma pescherie e mercati è il n° NS-183778-17 del 17/11/2018 nelle confezioni da 1 Kg a marchio Nieddittas proveniente da Arborea raccolte nel Golfo di Oristano (CPA Arborea – A.N. CE IT 37 CSM).
Ad allertare le autorità sanitarie dei diversi Paesi europei ed esteri circa la presenza del Vibrione del Colera è stato il Ministero della Sanità italiano che ha prontamente avvisato le autorità sanitarie della UE (dettagli notifica RASFF n° 378489 del 12/12/2018) in quanto prodotto non conforme per la presenza del Vibrio cholerae potenzialmente enteropatogeno.
Il Ministero della salute invita tutti a prestare la massima attenzione e a non consumare le cozze vive senza prima sottoporle al controllo dal Servizio igiene degli alimenti e nutrizione della Asl locale. Le cozze sono organismi filtratori, cioè filtrano tutto ciò che è contenuto nei mari nei quali vivono. Di conseguenza, se provengono da acque non perfettamente pulite, possono essere fonte di contaminazione batterica. Per questo motivo sarebbe sempre meglio evitare di mangiarle crude sia a casa sia al ristorante dove spesso vengono servite sotto forma di “Crudités”. Solo con l’abbattimento e la cottura i batteri vengono inibiti e si evitano spiacevoli disturbi intestinali.
Con l’occasione si ricorda che il batterio Vibrio cholerae si trasmette attraverso le feci e a contatto con la bocca, quando si ingeriscono acqua e cibi contaminati. L`infezione interessa il tratto intestinale e si manifesta con diarrea e vomito, causata da un batterio dalla particolare forma a virgola identificato per la prima volta nel 1859 dall`anatomista italiano Filippo Pacini e poi studiato dal medico tedesco Robert Koch. Ad oggi si conoscono circa 155 sierotipi di vibrione, ma solo due sono responsabili di epidemie. Le manifestazioni del colera non sono sempre uguali. Si va da uno stato asintomatico ad uno di diarrea, in assenza di dolore, che compare dopo 24-48 ore di incubazione. La perdita di liquidi attraverso le feci diventa inarrestabile: sete, debolezza e ipotensione colpiscono i malati. Il resto lo fa la perdita di potassio che può causare crampi muscolari. Sangue e mucose si disseccano. Nei casi più acuti, non trattati tempestivamente, si può arrivare al coma.
Il punto chiave del trattamento del colera, per tutti questi motivi, è la reidratazione. L’uso di antibiotici ha dimostrato di ridurre la durata della malattia e la necessità di reidratazione. Gli antibiotici più usati sono la tetraciclina o la doxiciclina, ma anche la ciprofloxacina, il cloramfenicolo o l’eritromicina. Quando, 35 anni fa, il colera si manifestò a Napoli, sul banco degli imputati per l’infezione che provocò 24 morti salirono i mitili, in particolare le cozze. I molluschi, infatti, a causa della loro azione filtrante, accumulano al loro interno un buon numero di vibrioni costituendo, così, un buon mezzo d`infezione qualora siano consumati crudi o poco cotti.
Una curiosità: il nome della malattia deriva dal greco choléra, da cholé (= bile) e indicava la malattia che scaricava con violenza gli umori del corpo e lo stato d`animo conseguente, ovvero la collera.
Il Sistema di allerta invita tutti a prestare la massima attenzione e a non consumare le cozze vive senza prima sottoporle al controllo dal Servizio igiene degli alimenti e nutrizione della Asl locale. Il rischio, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, rilanciando le raccomandazioni del Servizio di Igiene degli Allevamenti e delle produzioni zootecniche, è che i mitili interessati dal richiamo possano esser commercializzati al di fuori dei canali legali, mettendo a grave rischio la salute dei consumatori. Mentre i molluschi acquistati esclusivamente attraverso “canali autorizzati all’interno di sacchetti con etichette che ne riportano la provenienza, possono essere acquistati in sicurezza”.