Morbo di Alzheimer: potrebbe essere causato da un virus molto comune

I ricercatori hanno scoperto un legame tra un'infezione intestinale cronica causata da un virus comune e lo sviluppo del morbo di Alzheimer in alcune persone.

La ricerca scientifica riguardo il morbo di Alzheimer prosegue in tutto il mondo, dato che si tratta di una malattia, purtroppo, molto diffusa. I ricercatori hanno adesso scoperto un legame tra un’infezione intestinale cronica causata da un virus comune e lo sviluppo del morbo di Alzheimer in alcune persone. Vediamo di capirne di più.

Il Citomegalovirus

Il Citomegalovirus (CMV) è un virus appartenente alla famiglia degli Herpesvirus, estremamente diffuso a livello globale. Una volta contratto, il CMV rimane latente nell’organismo per tutta la vita, ma può riattivarsi in caso di indebolimento del sistema immunitario.

La maggior parte delle persone contrae il Citomegalovirus durante l’infanzia e, dopo l’infezione iniziale, il virus rimane, come detto, in stato dormiente.

Come riporta Science Alert, il patogeno si diffonde attraverso i fluidi corporei (come latte materno, saliva, sangue e sperma) ma solo quando il virus è attivo.

All’età di 80 anni, circa 9 persone su 10 presentano nel sangue gli anticorpi rivelatori del CMV.

Cosa ha dimostrato lo studio

Lo studio in esame ha dimostrato che in alcuni soggetti il virus potrebbe aver trovato “una scappatoia” biologica, grazie alla quale può rimanere attivo abbastanza a lungo da riuscire a farsi strada lungo l’asse intestino-cervello, noto più ufficialmente come nervo vago.

Il virus attivo, una volta raggiunto il cervello, può indebolire il sistema immunitario e contribuire allo sviluppo del morbo di Alzheimer.

Si tratta di evidenze scientifiche preoccupanti, ma ciò significa che i farmaci antivirali potrebbero essere in grado di impedire ad alcune persone di sviluppare l’Alzheimer, soprattutto se i ricercatori riuscissero a disporre di esami del sangue per rilevare rapidamente un’infezione attiva da CMV nell’intestino.

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Il sistema nervoso centrale

Alcuni membri del team di ricercatori dell’Arizona State University hanno annunciato un collegamento tra un sottotipo di microglia associato al morbo di Alzheimer, denominato CD83(+) a causa delle peculiarità genetiche della cellula, e livelli elevati di immunoglobulina G4 nel colon trasverso, che suggerivano un qualche tipo di infezione.

Le microglia sono le cellule che svolgono il compito di ripulire tutto il sistema nervoso centrale e non soltanto: sono responsabili della “sorveglianza immunitaria” del sistema nervoso centrale, costituendo la prima linea di difesa contro organismi patogeni.

In pratica cercano placche, detriti e neuroni e sinapsi in eccesso o rotti, facendo scattare “gli allarmi” quando l’infezione o il danno sono fuori controllo.

Tuttavia se la microglia viene attivata di continuo, può causare danni neuronali associati al morbo di Alzheimer.

Cosa hanno detto i ricercatori

“Riteniamo di aver scoperto un sottotipo biologicamente unico di Alzheimer che potrebbe colpire dal 25 al 45 percento delle persone affette da questa malattia”, afferma Ben Readhead, scienziato biomedico e autore principale della ricerca presso l’Arizona State University .

E ancora: “Questo sottotipo di Alzheimer include le caratteristiche placche amiloidi e gli ammassi tau (anomalie cerebrali microscopiche utilizzate per la diagnosi) e presenta un profilo biologico distinto di virus, anticorpi e cellule immunitarie nel cervello”.

Come si è svolto lo studio

Per arrivare a questi risultati, i ricercatori hanno studiato i tessuti di organi donati, tra cui colon, nervo vago, cervello e liquido spinale, da 101 donatori di corpi, 66 dei quali affetti da Alzheimer. Ciò li ha aiutati a capire meglio come diversi organi e sistemi del corpo interagiscono con l’Alzheimer, che spesso viene considerato attraverso una lettura puramente neurologica.

Hanno rintracciato la presenza di anticorpi contro il CMV nell’intestino dei donatori, nel liquido spinale e fino al cervello, scoprendo persino che il virus stesso si annidava nei nervi vaghi dei donatori.

Le conclusioni dello studio

E’ tuttavia importante sottolineare che la relazione tra CMV e Alzheimer è stata riscontrata solo in un sottoinsieme molto piccolo di pazienti con infezione intestinale cronica da CMV. Dato che tutti noi entriamo in contatto con il CMV, la semplice esposizione al virus non è sempre motivo di preoccupazione.

Readhead e il suo team stanno lavorando per sviluppare un tipo di esame del sangue in grado di rilevare l’infezione intestinale da CMV, così da poterla curare con farmaci antivirali e, forse, impedire ai pazienti di sviluppare questo tipo di Alzheimer.

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