Batteri “succhia-sangue”: una nuova minaccia per la nostra salute?
Un team di ricercatori della Washington State University ha scoperto l’esistenza di batteri “succia-sangue”, attratti dai nutrienti presenti nel siero, la parte liquida del sangue. I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista eLife, forniscono “nuove informazioni su come si verificano le infezioni del sangue e su come potrebbero essere potenzialmente trattate”, come si legge in un comunicato stampa del 16 aprile 2024.
Batteri attratti dalla serina
“Abbiamo scoperto che alcuni dei batteri che causano più frequentemente infezioni del sangue rilevano una sostanza chimica nel sangue umano e nuotano verso di essa”, ha dichiarato Arden Baylink, professore presso il College di Medicina Veterinaria della WSU e autore corrispondente della ricerca. Questi batteri sono attratti in particolare dalla serina, un amminoacido presente nel sangue umano, che si trova anche nelle bevande proteiche.
Le specie mortali Salmonella enterica, Escherichia coli e Citrobacter koseri sono state classificate come batteri che si nutrono di siero umano, a seguito di un test condotto utilizzando un sistema di microscopia ad alta potenza. Nell’analisi, gli scienziati si sono concentrati su un caso frequente nei pazienti affetti da malattia infiammatoria intestinale.
Una soluzione per contrastare le infezioni del sangue
Le persone con malattie infiammatorie intestinali (MII) spesso presentano sanguinamento intestinale. È attraverso questo punto di ingresso che i batteri infettano il sangue. Inoltre, le infezioni del sangue sono “una delle principali cause di morte” nei pazienti con questo tipo di infiammazione, ricorda il comunicato.
I ricercatori hanno riprodotto il sanguinamento intestinale iniettando quantità microscopiche di siero umano. In meno di un minuto, i batteri hanno raggiunto la fonte.
Per nutrirsi di serina, la Salmonella è dotata di un recettore proteico, che gli scienziati chiamano “Tsr”. Questo recettore permette al batterio di individuare la molecola di interesse e di nuotare verso di essa.
“Comprendendo come questi batteri riescono a rilevare le fonti di sangue, potremmo in futuro sviluppare nuovi farmaci che bloccano questa capacità. Questi farmaci potrebbero migliorare la vita e la salute delle persone con MII che presentano un rischio elevato di infezioni del sangue”, ha dichiarato la studentessa Siena Glenn.
Fonte: MaxiSciences.
Foto: Grok.
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